rovereto

Adler, metà dei dipendenti in mobilità

Ieri l’incontro dei sindacati con il titolare Alfio Morone: lunedì verrà attivata la procedura per licenziare 31 lavoratori


di Giuliano Lott


ROVERETO. La “profezia” di qualche settimana fa si è rivelata purtroppo fondata. Ieri il titolare della Adler ha annunciato ai sindacati l’intenzione di dimezzare la forza lavoro nello stabilimento di Rovereto, che passerà così da 63 posti di lavoro a 32: per 31 dipendenti infatti l’azienda aprirà già lunedì la procedura di mobilità. Vale a dire che l’azienda licenzierà entro poco più di due mesi e mezzo metà della forza lavoro. Morone non ha dato alcuno scampo: «L’alternativa - spiega Marco Ravelli (Cisl) -, lo ha spiegato lo stesso Morone, era portare i libri contabili in tribunale e dichiarare fallimento. Adler ha perduto due grosse commesse, che producevano un importante fatturato, e la proprietà ha pertanto deciso un drastico taglio del personale».

La preoccupazione per il futuro è fondata anche per una serie di ragioni pratiche: innanzi tutto, con la metà dei dipendenti ogni possibilità di ripresa o speranza rilancio va abbandonata. Inoltre non è possibile il ricorso a ulteriori ammortizzatori sociali: i dipendenti Adler sono tuttora in cassa integrazione straordinaria, che scade il 28 ottobre. Non fosse abbastanza, c’è di mezzo anche un’operazione di lease back parziale che ha portato il capannone a diventare di proprietà della Provincia, ma da alcuni mesi l’azienda non riesce nemmeno ad onorare il contratto di affitto.

La Provincia, data la morosità,ha già dato la disdetta, costringendo così Adler ad affrontare un penoso trasferimento, se le cose non prenderanno un’altra piega. E poi, sul contratto di lease back c’è un vincolo occupazionale che impegna Adler a mantenere almeno 51 dipendenti fino al 30 Giugno 2017. Se si aggiunge al quadro già fosco che la pesantissima crisi della Adler arriva quasi un anno dopo l’annuncio di 76 esuberi alla Marangoni, per la quale la Provincia è già impegnata a individuare delle soluzioni legate a un piano di ricollocazione degli esuberi e di rilancio dell’attività, si può capire quanto sia grave la situazione. La “coperta” dell’ente pubblico appare quanto mai corta.

«Abbiamo chiesto l’applicazione dei contratti di solidarietà - spiega Ravelli - ma di questa proposta Morone non vuol nemmeno sentir parlare. Abbiamo chiesto un incontro urgente con l’assessore Olivi». «Tutto questo - commenta Mario Cerutti (Cgil) - rende ancora più incerto il futuro produttivo dell’azienda e, al tempo stesso, influisce in maniera negativa sulla situazione economica e sociale di Rovereto e della Vallagarina già molto provate, sulla quale non si può più sottacere».













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