Abusa della figlia della convivente per anni: arrestato

Un lituano in manette dopo che la ragazza era finita in ospedale



ROVERETO. Violenza sessuale aggravata e maltrattamenti ai danni della figliastra per cinque anni: sono le accuse con cui un uomo di 30 anni, lituano, è stato arrestato dai carabinieri di Rovereto, in Trentino. Residente da alcuni anni nella cittadina, su di lui pendeva un ordine di carcerazione della locale Procura, emesso dopo le indagini degli stessi carabinieri.

La vittima, 20 anni, connazionale dell'arrestato, era andata nei giorni scorsi al pronto soccorso di Rovereto, poi dai militari per la denuncia. Aveva raccontato loro che gli abusi erano iniziati quando aveva 15 anni. L'arrestato si trova ora nel carcere di Trento, a Spini di Gardolo.


Le violenze sessuali, a quanto appreso dai carabinieri, risalgono soprattutto a quando la giovane figliastra era minorenne. Era scampata poi al patrigno andando a vivere per due anni con un fidanzato. Tornata a casa, negli ultimi due o tre anni respingeva il padre non appena la palpeggiava, urlando.

Sembra però che così fossero aumentate le botte. Raramente subite in casa, più spesso in  garage o fuori, quando l'uomo, operaio, andava ad aspettarla all'uscita dal lavoro, un'occupazione saltuaria da badante. L'uomo era ubriaco, a quanto ha riferito ai militari.

Tutto è emerso dopo l'ultimo ricovero in ospedale a Rovereto, a inizio settimana. La giovane aveva una costola rotta, il naso tumefatto, contusioni a un piede e varie abrasioni. Un giorno di ricovero, poi il ritorno a casa. Su segnalazione dell'ospedale i carabinieri l'hanno sentita e la giovane ha raccontato di essere stata picchiata, anche altre volte, la precedente ad aprile.

Null'altro. Recuperato il referto di aprile i carabinieri hanno letto che in quell'occasione, in ospedale, aveva invece parlato di violenze sessuali del passato. Richiamata, dopo qualche incertezza, si è sfogata. Dicendo anche che di recente altre forze dell'ordine l'avevano invitata a denunciare, ma non se l'era sentita.

Ha detto che nei primi anni le violenze sessuali avvenivano facendola ubriacare e di fronte a film porno, che i carabinieri hanno ritrovato oggi durante la perquisizione in casa. Le hanno indicato allora strutture protette della zona, ma lei le ha rifiutate, spiegando di non volere lasciare la sorella, cinque anni in meno di lei, altra figliastra dell'uomo, e il fratellino, 6 anni, nato dalla nuova convivenza della madre. Mamma che i militari stanno ascoltando nel pomeriggio e che si mostra allibita al racconto, dicendosi ignara.













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