A Sant’Ilario la pizza costa 1 euro e 90

Leonardo Boldrini allo «Speck and Chili» si inventa la versione gastronomica del “sottocosto” dei supermercati



ROVERETO. La logica è la stessa del «sottocosto» dei supermercati: vendere qualcosa a prezzo stracciato, il minimo per non rimetterci, può essere il modo di agganciare i clienti. Che comprando a prezzi di mercato il resto, ti consentono comunque di guadagnare.

Leonardo Boldrini, nella sua ultima veste di ristoratore, l’ha applicata alla pizza. Nel locale di Sant’Ilario «Speck and Chili» (nasce proponendo cucina bavarese e messicana) la pizza Margherita da un paio di settimane costa 1 euro e 90. La lista non prevede altre pizze, ma un’elenco di possibili aggiunte. Ognuna al prezzo di 60 centesimi. Chi vuole una salamino piccante, se la cava con 2 euro e 50, chi una prosciutto e funghi con 3 euro e 10. Le combinazioni sono molte, ma comunque riuscire a fare una pizza che costi più di 3 euro e 70 è difficile anche per un moderno Pantagruel.

Ovviamente i colleghi non gradiranno, ma la prima domanda è inevitabile: mano sul cuore, quanto costa una pizza a chi la fa?

«Stando alle sole materie prime, con 1 euro e 90 la pizza si paga. Ovviamente non significa che sia il suo giusto prezzo quando la si mangia in pizzeria: ci sono i costi di personale e struttura, luce, riscaldamento. Anche se per onestà devo dire che col coperto parte dei costi li copri. Io non mi sogno di dire che sarebbe giusto vendere la pizza a 1 euro e 90. Dico solo che posso farlo senza rimetterci sulla singola pizza, contando di recuperare in aumento di clientela il mancato guadagno della pizza».

Una sorta di pubblicità aggressiva.

«Certo, una forma di pubblicità. La pubblicità ha un costo che poi dovrei scaricare sul prezzo della pizza. Io abbasso il prezzo della pizza e spero che questo, col passaparola, diventi la mia forma di pubblicità».

Anche se vendere 1000 pizze senza guadagnarci nulla non è un affarone.

«Chi mangia la pizza ci beve assieme una birra, poi il caffè. E magari scopre che il mio locale gli piace e torna per mangiare anche qualcosa di diverso. E’ chiaro che lo faccio per farmi conoscere, anche se l’idea di far tornare a uscire a cena gente che magari non lo fa perché è spaventata dai costi, mi piace molto».

E quanto durerà la «festa» della pizza «low cost»?

«Non mi do una scadenza. Io penso di andare avanti così. Poi ovviamente vedremo come va, ma non è una promozione a termine: la considero una scelta di marketing definitiva». (l.m)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano