A Piedicastello il sogno si è avverato 

Dopo anni di battaglie il quartiere è unito: «Ora è il borgo più bello della città». Festa con tutti i protagonisti della rinascita


di Andrea Selva


TRENTO. Quindi il sogno era possibile: Piedicastello, l’antico rione della città, dimenticato e maltrattato, è diventato uno dei luoghi più belli della città. «Il borgo più bello» dicono ora il presidente della circoscrizione Claudio Geat e l’assessore Italo Gilmozzi con l’entusiasmo che caratterizza sempre le inaugurazioni. A festeggiare la nuova piazza di Piedicastello, che poi è quella antica che collegava le case del borgo alla chiesa prima che arrivasse la tangenziale a segare in due il quartiere, c’erano tutti i protagonisti di un’avventura cominciata tanti anni fa. C’erano William Belli e Paolo Franceschini (grandi anime della vita sociale di Piedicastello) a raccontare una storia di torti subiti dal quartiere che venne prima evacuato per la caduta dei sassi dal Doss Trento e poi devastato dal passaggio della tangenziale. C’era Lorenzo Dellai che - da governatore - stabilì che il sogno non solo era possibile, ma doveroso, dopo che nella legislatura precedente l’assessore Nerio Giovanazzi (affrontando a muso duro una protesta di piazza) aveva detto che in Trentino c’erano altre priorità. C’era l’ex presidente della circoscrizione Aldo Pompermaier assieme a Marco Boato e Lucia Coppola, verdi pure loro. C’era l’altro ex presidente della circoscrizione, Melchiore Redolfi, come testimonianza che la rinascita di Piedicastello è una storia davvero lunga a cui hanno lavorato tante persone. E c’era ovviamente il sindaco Alessandro Andreatta che ha ringraziato l’ex assessore Paolo Biasioli (da lui silurato) che lo guardava fra il pubblico. Per testimoniare quanto è stata lunga la storia di questa rinascita i membri del comitato si sono presentati con gli abiti di allora, quelli rimasti in un armadio quando Piedicastello era ancora unito.

Il parroco don Mauro Leonardelli che ha preso il posto di don Piero Rattin ma - visti i tempi che attraversa la Chiesa - si è dovuto prendere anche i parrocchiani di mezza città, ha usato poche parole: «La piazza c’è, spetta a noi viverla, che la benedizione scenda su di noi». Appello (e benedizione) più che opportuno, perché non succeda come a Santa Maria Maggiore dove sulla “vita” della piazza, da poco rinnovata, i residenti hanno (molto) da ridire.

Nel corso della cerimonia sono stati detti molti grazie, soprattutto alle imprese che hanno lavorato a tempo di record (nel tentativo di recuperare i ritardi biblici accumulati a causa dei reperti archeologici che spuntavano dappertutto) senza dimenticare attenzioni particolari come l’avvolgimento del compressore in una coperta quando si è trattato di non disturbare una vecchietta residente poco distante (episodio che è stato ricordato nei discorsi inaugurali).

Dalle parole del sindaco Andreatta è emerso quanto Piedicastello (ora) sia un luogo davvero straordinario: è ritornata l’antica piazza; la chiesa (antichissima) è stata completamente e magnificamente ristrutturata dopo mesi e mesi di messe in tenda; al posto della tangenziale c’è pure un parco giochi; poco distante ci sono le ex gallerie che ora sono uno spazio museale e al di là del fiume Adige (che non fa più paura dopo i lavori di sistemazione idraulica del Rio Scala) il centro storico della città è a pochi minuti da percorrere a piedi, come fa ogni giorno l’autore di questo articolo (ed ecco spiegato il tono soddisfatto di queste righe). Soddisfatto (molto) era anche il direttore del museo storico di Trento, Giuseppe Ferrandi, che ora ha un ingresso delle gallerie bianca e nera degno di un luogo espositivo eccezionale come sono i due tunnel. Un ingresso destinato a essere ulteriormente valorizzato. E non è finita: c’è un altro futuro che attende il quartiere, poco più a sud, dove c’era una volta l’Italcementi. Ma questa è un’altra storia.













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