A casa 4 mila operai edili I Comuni sotto accusa

La Filca Cisl attacca: «Bene la Provincia, amministrazioni locali inefficienti» Porfido, nel mirino i «ricchi» imprenditori: fanno pagare la crisi ai lavoratori


di Luca Marognoli


TRENTO. Carezze alla Provincia per l’efficacia delle misure anticrisi e la solerzia dei pagamenti, effettuati «in tempi ragionevoli», schiaffoni ai Comuni accusati di un’«inefficienza amministrativa e tecnica» che paralizza il settore edile. Con in più una dura reprimenda nei confronti dei «ricchi» imprenditori del porfido, titolari di aziende «povere» che hanno scaricato gli effetti della crisi sulle spalle dei lavoratori, lasciandoli spesso senza busta paga. Stefano Pisetta, segretario generale della Filca Cisl del Trentino, nella sua relazione al congresso regionale tenutosi ieri nella sede di via Degasperi con la partecipazione di quasi cento tesserati, ha tracciato un quadro impietoso sulla situazione dei settori edile, del porfido e del legno, che costituiscono l’ossatura della federazione dei lavoratori delle costruzioni.

Il sindacalista è partito da un’analisi del contesto europeo e nazionale, affermando che «in Trentino la situazione in generale è sicuramente migliore che in altre regioni», soprattutto del sud. «Anche qui da noi però - ha osservato - la crisi sta picchiano duro» e il settore edile è quello che sta pagando il prezzo più alto. «Le difficoltà stanno aumentando, giorno dopo giorno», ha aggiunto. «La disoccupazione è salita al 7% e quella giovanile al 15%. A fine 2012, contiamo 5.788 lavoratori in mobilità di cui 1.302 sono edili, il 22.4% del totale. Circa 400 hanno più di cinquant’anni».

Per Pisetta il comparto edile è il motore dell’economia locale: dà lavoro a circa18 mila dipendenti dei quali più di 14 mila sono operai. Circa altri 4 mila sono, invece, artigiani che ruotano intorno al settore edile, che costituisce il 13% del Pil provinciale ed il 45% di quello industriale.

La colpa non è solo della crisi. «Il settore dell’edilizia negli ultimi 10 anni si è gonfiato troppo, sono nate troppe imprese e si è costruito troppo», ha affermato il segretario della Filca. Per effetto di questo processo di destrutturazione del sistema imprese, il settore edile ha perso 4 mila operai dipendenti rispetto al 2008, mentre le imprese sono calate di 339 unità, la quasi totalità delle quali (310) sono artigiane. Ora si attestano a quota 1514 e quelle industriali a 719. Per uscire dal tunnel il sindacato chiede l’istituzione di tavoli tecnici per far decollare l’osservatorio dei cantieri, verificare l’effettivo pagamento delle retribuzioni prima che la stazione appaltante paghi lo stato di avanzamento, attivare corsi di formazione mirati e la concertazione preventiva. Non basta: i lavoratori hanno denunciato «l’aumento di fenomeni di irregolarità», dice Pisetta, che punta il dito contro le imprese di fuori provincia. In diversi casi non sarebbero state erogate le indennità territoriali né applicati i minimi tabellari nazionali.

Quanto al settore porfido, esso conta 323 imprese con 1950 addetti e un fatturato di oltre 250 milioni. Un settore «al bivio», per il segretario della Filca: molti problemi «hanno origine da un’imprenditoria miope ed abituata a tutt’altro che a realizzare forme di aggregazione e di rete distrettuale». La conseguenza è che oggi «a pagare più di tutti sono gli operai». Infine il settore legno, che occcupa 177 lavoratori in 52 aziende: «Mai come in questi ultimi mesi - ha detto Pisetta - sono pervenute così tante richieste di cassa integrazione per mancanza di commesse». Per il rilancio servono ricerca e nuovi investimenti.

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