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A 85 anni sul Levante in ricordo degli amici e della croce del 1950

Ala, Marcello Piamarta è tornato dopo 66 anni a 2020 metri: omaggio all’avventura fatta da giovane e a chi non c’è più


di Mara Deimichei


ALA. Era l’Anno Santo 1950, Marcello Piamarta aveva 19 anni e assieme al gruppo dell’oratorio aveva deciso di fare qualcosa di importante che legasse insieme la religione e la montagna. A mezzanotte del 10 agosto gli amici erano così partiti da Ala portando in spalle la croce di ferro realizzata da Francesco Cortiana nella sua fucina lungo il torrente. Sulle spalle avevano anche il cemento e la ghiaia mentre l’acqua l’avevano presa alla fontana di Ronchi, quella davanti alla chiesa. E poi erano ripartiti, lungo la ripida strada per arrivare a cima Levante, poco più di duemila metri di altitudine.

Una faticaccia che, allora, ai giovani alensi era parsa una splendida avventura. Il gruppo era composto da Agostino Debiasi, Leone Piamarta, Umberto Bazzanella, Rino Martini, Francesco Cortiana, Rino Cavagna, Pierino Zendri, Lino Taddei, Ezio Tognotti. E Marcello Piamarta, l’unico degli amici di allora che vive ancora ad Ala. Agostino da tempo è a Bolzano e gli altri non ci sono più. Martedì ha coronato il suo grande desiderio: quello di tornare a Cima Levante dove - racconta chi era con lui - ha abbracciato la «sua» croce.

Un dislivello di 700 metri, una camminata di 15 chilometri che Marcello ha coperto (ha 85 anni) spinto dalla voglia di arrivare in cima per ricordare gli amici che non ci sono più. «È stata una giornata bellissima, con tante emozioni - ricorda con una voce che le fa trasparire tutte, quelle emozioni - non credevo di potercela fare». Per l’edizione 2016 della «missione cima Levante», non si è partiti da Ala, ma dalla malga val di Gatto per ridurre il dislivello. Accanto a Piamarta, Giuliano Cembran, Danilo Pinter, Paolo Fiorini e Paolo Trainotti della Sat di Ala, e poi Giovanni e Francesco Piamarta, nipote e pronipote del protagonista della giornata. Nata grazie ad una battuta, ad un ricordo. «Avevo incontrato Marcello in banca - ricorda Pinter e mi aveva raccontato la storia della croce, dei ragazzi dell’oratorio e della suo desiderio di tornare lassù».

Detto fatto, il tempo di organizzarsi e martedì mattina il gruppo è partito. «Alle 11 eravamo sotto la croce - racconta ancora Marcello - e avevano anche portato lo spumante e i calici per fare un brindisi. I ricordi, gli amici di allora e di oggi, quel posto, era tutto perfetto. Mi sono commosso, ho rivissuto il passato, con un pensiero per tutti quelli che ora non ci sono più: una stretta al cuore, ma dolce. Non credevo di farcela, di arrivare in cima, ma la forza di volontà mi ha fatto andare avanti e devo ringraziare la Sat di Ala per tutto quello che ha fatto per me». Ma la giornata sulle Piccole Dolomiti non era ancora finita. Il gruppo ha raggiunto il Sinel per il pranzo e dopo tutti a valle.

E il giorno dopo come stanno le gambe dell’85enne Marcello? «Benissimo - risponde sicuro - ieri sera era un po’ stanco ma sono felicissimo. Oggi? Sono al campo per l’Alense. Sono dirigente della squadra da 60 anni e non manco neppure un giorno. Non resisto lontano dalla squadra, specialmente dai bambini che sono una gioia per gli occhi e per il cuore».













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