tecnologia

Spid, identità digitale nel mirino: il governo progetta l’abolizione dello strumento

Il sottosegretario Alessio Butti ne ha proposto l’abbandono in favore della carta d’identità elettronica: ma è fattibile?


Ilaria Puccini


TRENTO. Sarà abolito? Sarà semplificato? Sarà mantenuto? Si susseguono in questi giorni le ipotesi sul futuro del Sistema Pubblico di Identità Digitale, in breve Spid, al centro di un intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione Alessio Butti, che lo scorso 17 dicembre ha ipotizzato un graduale abbandono delle quattro lettere a favore della Carta d'Identità Elettronica (Cie) come unico metodo di autenticazione digitale per gli italiani.

Dalla sua attivazione nel marzo 2016 a opera dell'Agenzia per l'Italia Digitale, lo Spid è divenuto una delle forme più diffuse di identità digitale. Oggi, sono oltre 33 milioni gli utenti registra-ti tra cittadini e imprese che tramite questo strumento accedono su internet a un numero crescente di servizi pubblici, dall'Inps all'Agenzia delle Entrate, dalla piattaforma di pagamento PagoPA all'app Io (ricordiamo tutti il cashback?) e non solo.

Cifre analoghe sono registrate dalla diffusione della Carta d'Identità Elettronica, realizzata dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che si attestano sui 32 milioni, anche se la Cie è utilizzata molto meno per l’accesso ai servizi pubblici online (il Politecnico di Milano parla di circa 10 milioni di utenti).

L'idea del sottosegretario Butti, nella sua lettera, nasce da una triplice esigenza: «Semplificare la vita digitale dei cittadini, aumentare la sicurezza e risparmiare sugli alti costi di mantenimento di Spid». I cittadini in possesso di Spid verrebbero quindi "assimilati" gradualmete nel sistema Cie.

Un nodo importante è la gestione dell'identità digitale: le credenziali per entrare a far parte di Spid, oggi, sono infatti ottenibili da una pluralità di fornitori pubblici e privati, che seguono iter di identificazione e attivazione diversi (il più utilizzato, Poste Italiane, conta circa l'80% delle utenze). Un sistema che garantisce sicurezza e limita situazioni di monopolio ma che è stato spesso anche al centro delle critiche dei cittadini, che ne hanno lamentato l'eccessiva complessità d’uso.

Di semplificare, centralizzando la gestione di Spid nelle mani di un unico soggetto pubblico, se ne era già parlato nel governo Conte II, con la proposta avanzata dalla ministra per l'Innovazione Paola Pisano. Ipotesi che torna sul tavolo in maniera ancor più radicale con la proposta di Butti, che in questo caso ridurrebbe direttamente le identità digitali alla sola Cie. Per ora, comunque, tempi e modalità d’intervento, anche per velocizzare il rilascio delle carte d’identità elettroniche - o, come ha dichiarato Butti, renderle addirittura digitali - restano tutti da chiarire, e tra le stesse file della maggioranza la linea non è uniforme. Un altro scenario possibile è che, come ha proposto il capo-gruppo di Forza Italia alla Camera Alessandro Cattaneo, si proceda invece a «risolvere alcune criticità» di Spid.

Forse una soluzione più attuabile per i milioni di cittadini che oggi, dopo aver superato le difficoltà iniziali di accesso, riescono finalmente a utilizzare lo strumento. «In qualsiasi direzione si vada, si dovranno tenere in considerazione le esigenze delle fasce di cittadini più vulnerabili - afferma Carlo Biasior, direttore del Centro di Ricerca e Tutela Consumatori Utenti del Trentino - penso ad esempio agli anziani, che sono una parte consistente della popolazione e che sono spesso svantaggiati nell’accesso e nell’utilizzo degli strumenti digitali. Benvengano le misure proiettate al futuro, ma dovranno essere accompagnate da servizi di supporto ad hoc. Ad esempio, nei Comuni, si potrebbe predisporre uno sportello informativo che aiuti i cittadini a velocizzare le pratiche e che li renda in grado di agire in maggiore autonomia».













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