Un referendum bocciato, 3 “rimandati” 

Il responso dei garanti: non si possono annullare le delibere di giunta e tutti i quesiti sono comunque formulati male


di Luca Marsilli


ROVERETO. Un quesito dichiarato inammissibile, gli altri tre rimandati ai proponenti perché li riformulino, perché pur non inammissibili nella sostanza, lo diventano nella forma con cui sono stati proposti. Sostanzialmente, in tutti e tre i casi, perché poco chiari nella domanda che pongono all’elettore e “suggestivi”, nel senso che sono formulati in modo da suggerire una delle due possibile risposte (sì o no) e quindi sono tali da inficiare l’effettiva autonoma espressione della volontà del cittadino.

Il comitato dei garanti ha quindi rimandato tutto ai proponenti, con ponderosi verbali che chiariscono le ragioni della loro pronuncia e forniscono anche tutte le indicazioni utili su come riformulare i tre quesiti ammissibili. La palla passa quindi ora ai proponenti, che una volta ottemperato (hanno 30 giorni per farlo e sono stati notificati ieri, se non lo dovessero fare i referendum verrebbero cassati) dovranno ripresentarli per un nuovo vaglio da parte dei garanti. Ovvio che la nuova verifica dovrebbe essere molto meno laboriosa, ma comunque qualche settimana ci vorrà se non altro per i tempi tecnici di convocazione.

Passando al merito, i 4 referendum avevano ad oggetto tre argomenti cardine della cronaca cittadina degli ultimi mesi. Il rifacimento di viale Trento, l’intervento ai Giardini Italia con spostamento di un campo da tennis, l’ipotesi di riqualificazione dell’area dei Lavini. Su ognuno dei tre temi è stato proposto un quesito di tipo consultivo: in sostanza si chiede ai cittadini di pronunciarsi a favore o contro i tre progetti del Comune. Dove i contrari scelgono invece il mantenimento della situazione attuale o, comunque, la salvaguardia di tutto ciò che di verde viene messo in discussione da quei progetti.

Il quarto questito, quello ritenuto inammissibile, chiedeva invece direttamente l’abrogazione di tutte le delibere connesse al progetto di rifacimento di viale Trento. Molto più immediato come comprensione e come effetto, è naufragato su un problema schiettamente normativo. Sia lo Statuto comunale che il regolamento, prevedono infatti il referendum abrogativo ma solo per delibere assunte dal consiglio comunale. Nel caso del progetto di viale Trento, tutte le delibere erano invece della giunta. La ragione della diversa previsione è difficile da intuire. In fondo il Consiglio rappresenta tutti i cittadini e la giunta solo la maggioranza, quindi a maggior ragione sembrerebbe logico che il referendum possa abrogare le delibere di giunta almeno quanto quelle del consiglio. Forse si è trattato solo di una frettolosa stesura di Statuto e Regolamento, ma tant’è: oggi la norma è questa.

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