Il caso

Rissa in classe, l’Istituto Veronesi: «Ragazzi fragili, la scuola da sola non basta»

La direzione e gli insegnanti lanciano un appello ad evitare «facili proclami e strumentalizzazioni politiche: «Le Professionali accolgono studenti a volte esclusi da altri istituti e con famiglie ancora poco integrate»

IL FATTO Rissa in classe al Veronesi
L'ASSESSORA Gerosa: "Rissa a scuola, chiarire le responsabilità"
BIANCOFIORE Rissa in classe, "è inaccettabile"



TRENTO. Il Polo Veronesi di Rovereto interviene sulla rissa tra studenti dell'istituto professionale, il cui video è finito sulla stampa e sui social media. Botte e lanci di sedie in classe che sono finiti al centro del dibattito anche politico. «Un noto detto afferma 'fa più rumore l'albero che cade che la foresta che cresce' ed è appunto questo che vorremmo puntualizzare come membri della direzione del Polo Veronesi senza minimizzare quanto successo giovedì mattina. Non possiamo accettare che si parli di una scuola allo sbando con gli studenti in balia di se stessi», scrive in una nota l'istituto.

La direzione, i formatori, e tutto il personale del Polo Veronesi «sono impegnati quotidianamente in un compito che va oltre il dovere di formare figure professionali che è quello di far crescere e formare futuri cittadini in un contesto inclusivo e di rispetto dell'altro. Episodi come la rissa di giovedì scorso ci rattristano ma non ci scoraggiano perché a fronte di un insuccesso generato anche da cortocircuiti di competenza dove la scuola si trova unica destinazione di problematiche complesse che necessiterebbero anche altre competenze, sono decine le attestazioni di stima e di ringraziamento ricevute dalle famiglie dei nostri studenti».

Scoppia una rissa in classe all’istituto Veronesi: botte da orbi tra i ragazzi

Scene di ordinaria, purtroppo, violenza all’istituto professionale Veronesi di Rovereto. Alcuni ragazzi se le sono date di santa ragione: calci, pugni e anche colpi di sedia in testa, finché non sono stati separati. Si è reso necessario anche l’intervento di un’ambulanza per le ferite riportate da uno dei ragazzi, mentre una pattuglia dei carabinieri ha contribuito a riportare la calma.

«Le scuole Professionali, ancor più in questi ultimi anni – rileva la scuola - fanno anche da collettore involontario di ragazzi problematici, fragili, rifiutati o esclusi da altre realtà scolastiche, cresciuti in famiglie con culture ancora poco integrate. Gestire questa realtà richiede formatori ma ancor prima uomini e donne che prima di tutto si mettono in gioco per essere un punto di riferimento per questi ragazzi. In alcuni casi tutto questo non basta e servirebbero altre strategie, risorse e il coinvolgimento di altri attori sociali per affrontare realtà complesse sostenendo ragazzi e famiglie con disagio. Auspichiamo che, lasciando da parte facili proclami o strumentalizzazioni politiche, episodi come quello accaduto possano favorire un confronto fertile tra tutte le parti coinvolte per dare risposte concrete a situazioni delicate che una scuola in generale non può essere lasciata a gestire da sola», conclude la nota. 













Scuola & Ricerca

In primo piano