Rinviata la decisione: il Pd tornerà a parlare con Valduga 

Assemblea spaccata. Tra chi vuole l’alleanza ad ogni costo e chi ritiene perdente accodarsi al sindaco uscente non esiste mediazione. Per evitare un voto che lascerebbe strascichi pesanti, si cercherà una soluzione coi Civici


Luca Marsilli


Rovereto. Non poteva essere facile e facile non è stato. All’assemblea del Pd si sono confrontate, per dirla con Tonini, due mezze verità. Quella di chi dice che quello con la Lega è un confronto tra culture, quella democratica e quella che non lo è, e che quindi qualsiasi altro ragionamento deve passare in secondo piano. E quella di chi dice che non può essere cancellando dieci anni di contrapposizioni evidentissime e ostentate che il Pd può rivolgersi ai roveretani chiedendo loro il voto. Poi le declinazioni del concetto sono molte. Si va dalle distanze amministrative a quelle politiche, dai metodi dell’opposizione dei Civici a Miorandi al sistematico smantellamento da parte di Valduga dell’impostazione di città avuta in eredità. Fino al negare che esista qualcuno che si possa fare interprete del civismo, se non inteso come alternativa ai partiti. E che quindi non può esistere nel momento in cui coi partiti si allea.

Due posizioni quasi antitetiche, ma la sensazione tra la settantina di persone in sala è che non ci fosse una maggioranza schiacciate per l’una o l’altra posizione. Mentre unanime era la volontà di cercare una terza via, una sintesi, che permettesse di non andare ad un voto che avrebbe inevitabilmente spaccato il partito. Con esiti nefasti sia sul partito stesso che sulle prossime elezioni.

A cercare una mediazione, una composizione tra le due “mezze verità” ha invitato Tonini. Lo stesso ha fatto Olivi, rivendicando però il dovere del Pd di guardare avanti, a quei mondi e quelle energie che in città esistono ma che non sono stati intercettati dai tavoli delle coalizioni in formazione. E la sintesi l’ha tentata Pinter, mettendo assieme anche altri due elementi forti del dibattito: il fastidio per un modo di scegliere il candidato, con un voto per sigle, che non ha nulla da spartire con la logica di coalizione e quello per l’imposizione da parte dei Civici di un candidato sindaco che non può incarnare una novità politica, perché nuovo non è per niente.

La sua proposta è stata ribadire la convinzione della necessità dell’alleanza ma riaprire il discorso per il candidato sindaco. Aprendo alle espressioni della “società civile” fino ad oggi non disponibili perché non garantite da un modo di scelta che tutti sapevano avrebbe portato a Francesco Valduga e solo a lui. Fissando da subito un criterio chiaro: la coalizione sceglierà il candidato sindaco solo se troverà l’unanimità. In caso contrario siano i cittadini, attraverso le primarie, a scegliere nel più trasparente e democratico dei modi. Una linea che però è sembrata troppo “drastica” perché equivalente, di fatto, ad un “no” a Valduga, che di primarie non vuole nemmeno sentir parlare.

Quindi l’assemblea ha spostato la opzione bis proposta ancora da Tonini: sospendere il voto sul documento (e quindi, il sì o il no a Valduga) e tornare al tavolo facendo presente la necessità di arrivare ad un nome condiviso, pur fatta salva la piena fiducia nel progetto politico e della sua necessità. Sottinteso, in questa fase anche i vertici del partito giocheranno la loro parte.













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