«Puntiamo noi  l’indice contro i nuovi fascisti»

Rovereto. Paolo Berizzi è l’unico giornalista in Europa costretto a vivere sotto sorta per le minacce ricevute da gruppi neofascisti e neonazisti. Ospite della libreria Arcadia per la presentazione...



Rovereto. Paolo Berizzi è l’unico giornalista in Europa costretto a vivere sotto sorta per le minacce ricevute da gruppi neofascisti e neonazisti. Ospite della libreria Arcadia per la presentazione del suo ultimo libro “L’educazione di un fascista”, Berizzi ha sottolineato come oggi la proposta di dis-valori dell’estrema destra abbia una forte presa sui giovani. Novantaquattro anni dopo la nascita dell’Opera nazionale balilla i movimenti neofascisti, con la sponda della Lega salviniana, stanno allevando una nuova generazione di camerati, che ha un volto oscuro: nostalgico, razzista, intollerante, omofobo, antifemminista, violento.

«Non è storia passata»

Le palestre, dove non si allena l’atleta ma il picchiatore, le curve degli stadi, i raduni, anche le colonie gestite da qualcuna delle associazioni che compongono la galassia neofascista, sono i luoghi dove l’estrema destra italiana forma la nuova gioventù nera, ha spiegato il giornalista. Il libro racconta l’attualità, non è storia passata, ha detto l’autore. Alla base del massacro di Willy a Colleferro e di altri crimini recenti c’è la cultura fascistoide, basata sul culto della violenza, il corpo che diventa arma, la sopraffazione, la negazione dei diritti, l’odio. Prima di tutti gli altri, il nemico oggi è lo straniero invasore.

«Non si neghi l’esistenza»

Il miglior favore che si può fare ai fascisti - ha affermato Berizzi - è negare la loro esistenza, minimizzare, trattare le loro parate e le loro esternazioni come fenomeni folkloristici o ragazzate: “Tocca a noi puntare l’indice contro i nuovi fascismi, sdoganati da una politica complice e da un’opinione pubblica distratta, per poterli contrastare”. Il libro è dedicato agli indifferenti. “Non ho paura delle intimidazioni - ha concluso l’autore - ma dell’indifferenza, che è il miglior lasciapassare dell’odio”. C. C.













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