Per Sky clonato lavori socialmente utili  

La “condanna” di due roveretani sorpresi con i decoder e schede taroccate: estingueranno il reato lavorando gratis



ROVERETO . Forse con un pizzico di ingenuità, avevano pensato di aver individuato il modo per guardarsi a sbafo la partita della squadra del cuore. Il sistema glielo aveva fornito una persona di Trento, che in via del tutto ufficiosa e del tutto fuori dalle regole, vendeva dei decoder per vedere Sky sul proprio televisore senza pagare nulla: le schede infatti erano clonate da altre, regolari, di ignari clienti. È però accaduto che il venditore di decoder abusivi sia incappato in un controllo delle forze dell’ordine e che il suo business illegale sia di conseguenza andato in rovina. L’indagine che ne seguì mise in luce non solo le responsabilità penali del venditore (già giudicato in un procedimento a parte, al tribunale di Trento), ma anche degli acquirenti. Che erano parecchi, sparsi in vari centri del Trentino. Tra questi c’erano due roveretani, che come gli altri hanno ricevuto un decreto penale di condanna, una multa di 15 mila euro per la violazione della legge sui diritti d’autore che disciplinano anche il godimento di un servizio, come quello di Sky, atgtraverso una frode. Ma benché il conto sia piuttosto salato per le tasche più comuni, forse non avrebbe messo in crisi le finanze dei “finti abbonati” di Sky: si tratta infatti di due persone con una solida posizione professionale, che certo risentirebbero di una macchia sulla fedina penale molto più che dell’esborso di somme a tre zeri. Un decreto penale rappresenta di fatto una condanna penale, che metterebbe in difficoltà figure professionali di un certo profilo. Così i due roveretani hanno fatto opposizione al decreto emesso dal giudice, e si sono presentati ieri mattina dal gup Riccardo Dies, ottenendo quello che per loro è in fondo un ottimo risultato: la messa in prova, un istituto di recente introduzione nel nostro ordinamento legislativo. In sostanza, il procedimento penale viene congelato, e gli imputati sottoposti a un monte ore di lavori socialmente utili. Un percorso che nel loro caso, come ha stabilito il giudice Dies, avrà la durata di nove mesi. Terminati i quali, se gli imputati avranno lavorato per il numero di ore prescritto, il reato verrà estinto. Ovvero, è come se non fosse mai successo nulla: i due professionisti torneranno a poter mostrare una fedina penale intonsa, e il procedimento verrà annullato per estinzione del reato. (gi.l.)

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