Morì un ciclista, l’autista patteggia 

Due anni e 20 giorni per l’incidente di due anni fa, la vittima era Fabio Libardi



ROVERETO. Ha patteggiato una pena mite - due mesi e 20 giorni di reclusione - Giorgio Manica, l’uomo che guidava la Volkswagen Touran contro la quale si andò a schiantare in bicicletta Fabio Libardi attorno alle 11 del mattino di un sabato di novembre di due anni fa. In sella alla sua bici, Libardi, 52 anni, esperto ciclista per passione, si era inerpicato sulla strada per Castellano e aveva imboccato il bivio per l'abitato di Daiano quando all'improvviso si era visto la strada sbarrata dal monovolume Volkswagen. Uno schianto violento, dal quale Libardi uscì ancora vivo, ma con ferite gravissime. Ricoverato d’urgenza all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove era arrivato trasportato dall’elisoccorso, morì un mese dopo a causa delle lesioni irreparabili. Lasciò vedova la moglie Gigliola e orfana la figlia adolescente. Ieri davanti al gup Riccardo Dies la difesa e l’accusa si sono confrontate sulle circostanze dell’incidente. La responsabilità di Manica sarebbe consistita nel non aver accostato a destra per far passare la bici, ma di esser rimasto in mezzo alla stretta strada di Daiano, delimitata da un muro. Lo spazio per passare in bici, dal punto di vista teorico, ma un insieme di concause, non ultima la velocità con cui la bici stava scendendo dalla strada, fece sì che il povero Libardi si andasse a schiantare quasi in maniera frontale, sbattendo con estrema violenza la testa sul parabrezza del monovolume. Libardi era molto conosciuto a Rovereto, dove aveva abitato a lungo con la famiglia in via Baratieri. Si era poi trasferito a Nomi da anni, assieme alla moglie e alla figlia. Diplomato in ragioneria, era divenuto programmatore per Informatica Trentina, dove lavorava da anni. Manica è stato ammesso al patteggiamento in quanto nel frattempo l’assicurazione ha liquidato il risarcimento alla famiglia della vittima.













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