Mercatino, l’esilio dei prodotti locali 

Le Radici hanno uno stand in piazza Fiera: «Rovereto ci ha rifiutato». Lo Zaffiro. «Trasloco in piazza Erbe, un disastro»


di Giuliano Lott


ROVERETO . A sentire gli operatori, quelli che da metà novembre ai primi di gennaio trascorrono le loro giornate nelle casette, riscaldati - quando va bene - solo da un fornello portato da casa, il declino è iniziato un paio d’anni fa: per cinque anni consecutivi, cioè dall’edizione 2011, quando il mercatino di Natale venne trasferito da corso Rosmini al centro storico, gli affari sono andati sempre in crescita. Ogni anno c’era più gente, più affollamento, più acquisti. Questo trend si è interrotto lo scorso anno, con un lieve passo all’indietro. Quest’anno le cose vanno peggio, e i punti critici iniziano ad essere parecchi. I primi ad accorgersi del calo sono stati i pubblici esercizi, bar e rivendite di cibi tipici. Per loro però Natale è “un di più”, spiegano: ovvero un significativo indotto, ma dal quale non dipende la sopravvivenza quotidiana. Ogni singola attività potrebbe cioè campare anche senza la folla del mercatino. Chi patisce sono gli espositori, quelli che sul mercatino hanno investito, e che registrano ogni anno aumenti per l’affitto della casetta, senza che a ciò corrisponda un effettivo miglioramento, né nei servizi né nell’affluenza. Ma in crisi è anche l’identità stessa dell’evento, che da un lato si chiama “Natale dei Popoli”, a sottolineare l’aspetto multiculturale dell’offerta, ma dall’altra fa retromarcia sui prodotti tipici, quelli che hanno sempre caratterizzato le bancarelle del centro roveretano. Pare ironico, ma l’unico stand che proponeva prodotti locali, il più possibile “a chilometri zero”, non c’è più. Elisa Cont, del wine bar Le Radici, è “migrata“ a Trento. E in piazza Fiera, con il logo di Rovereto, sta facendo faville. «Da un lato è una soddisfazione - spiega lei - perché significa che l’offerta piace, e convince proprio per la sua tipicità. Dall’altro fa tristezza considerare come la nostra offerta sia stata valutata “poco completa” e quindi scartata dal mercatino di Rovereto. Un paradosso, se pensiamo che offriamo, anche qui a Trento, l’unico prodotto con il nome della città, cioè lo storico “Probusto di Rovereto”, realizzato in maniera artigianale in città». Per contro, molti turisti si chiedono dove stia la tipicità, perché sulle bancarelle si trovano prodotti da ogni dove, da Amatrice all’Abruzzo, da Napoli all’Umbria, fino all’Austria, e poco o nulla di davvero territoriale. Girare per il mercatino assaggiando arrosticini abruzzesi va benissimo, in generale, ma è meno attrattivo per il turista che per le feste natalizie cerca la tipicità dei prodotti legati al territorio. A fare le spese di una scelta non felicissima è stata anche la pasticceria Zaffiro, che si è sempre spesa molto per promuovere i propri prodotti. «Siamo artigiani, facciamo tutto noi - spiega Silvia Pasolli - e ci teniamo a valorizzare le materie prime che troviamo qui. Fino all’anno scorso andava tutto bene, quest’anno ci hanno tolto dalla nostra posizione abituale in via Roma e ci hanno messo in un angolo in piazza Erbe. Il passaggio non è nemmeno paragonabile, e capisco le attività che hanno disdetto la casetta in corsa. Quest’anno siamo presenti a Arco e a Ranzo, e sta andando benissimo».

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