Incendio devasta le Officine Maranelli 

Disastroso rogo nel capannone, in fiamme un camion in riparazione e il furgone della ditta: il sospetto del dolo



ROVERETO. È stato un brutto ultimo dell’anno per le Officine Maranelli: un furibondo incendio è scoppiato alle prime luci dell’alba nel capannone di via Abetone, devastando l’officina, salvata solo in parte dal pronto intervento dei vigili del fuoco volontari. La caserma dei pompieri si trova dall’altra parte della strada, e sono state tre violente esplosioni a mettere in movimento i vigili del fuoco. Alcuni hanno addirittura attraversato la strada a piedi, precipitandosi nell’officina, dove le fiamme avevano avviluppato un camion dotato di braccio meccanico, appartenente a una ditta di Isera, la Vetro Sistem di Cornalé di Isera, in riparazione da una decina di giorni. Purtroppo l’intervento pur velocissimo dei pompieri non ha salvato un secondo mezzo, il f urgone-officina della ditta, quello che consente al titolare Sergio Maranelli e ai suoi meccanici di intervenire per riparazioni sul posto, quando i mezzi assistiti accusano un guasto per strada. In officina sono accorsi oltre venti pompieri, che hanno fatto quello che potevano per limitare i danni.

Oltre ai due mezzi bruciati, ha riportato gravi danni strutturali anche il capannone: metà officina, nell’ala dove si trovavano i due mezzi bruciati, è stata dichiarata inagibile e pertanto l’attività sarà possibile per il momento solo nell’altra metà degli spazi, che tuttavia sono rimasti danneggiati dalla spessa fuliggine che si è liberata dalla combustione. Danni ingenti, dunque, per l’Officina Maranelli, e ora si cerca di dare una spiegazione a ciò che è accaduto.

Il camion della Vetro Sistem era arrivato in officina prima di Natale, il 21 dicembre, e da quel giorno era rimasto fermo. Le fiamme, secondo i primi rilievi, si sarebbero sviluppate da qui, ed è un primo elemento sul quale si cerca di fare chiarezza: in linea di principio non si possono escludere cortocircuiti, ma la chiave non era inserita nel cruscotto e dunque - in linea teorica - non c’era corrente nell’impianto elettrico. L’ultimo a uscire dall’officina era stato proprio il titolare, che si era trattenuto fino alla sera di sabato per ultimare alcune riparazioni urgenti.

Una possibilità, remota per la rarità con cui si presenta il fenomeno ma pur sempre possibile, è che a provocare il corto circuito sia stato un guasto alla batteria. Oggi in officina torneranno gli esperti dei vigili del fuoco permanenti di Trento e la scientifica dei carabinieri, per eseguire alcuni approfondimenti e dare una spiegazione plausibile a ciò che è accaduto.

Al momento ogni ipotesi ha la sua sostenibilità, e serviranno altre verifiche per capire se si sia trattato di uno sfortunato e imprevedibile guasto o se si tratti di un atto doloso.

I tre scoppi che hanno messo in allarme i pompieri sono con tutta probabilità da imputarsi ai serbatoi di aria del camion bruciato: all’interno, hanno pressioni fino a oltre 10 atmosfere e le esplosioni hanno mandato in frantumi i vetri dell’officina, pertanto è molto difficile capire se qualcuno abbia forzato il portone per entrare nel capannone durante la notte.

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