Dal campo di Marco spostati 49 profughi 

Nasce l’Osservatorio con singoli e associazioni: «Vogliamo mantenere vigile l’attenzione per una ospitalità più degna»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Mantenere alta l’attenzione sulle condizioni dei profughi al campo di Marco; favorire i percorsi di integrazione e inclusione; sollecitare le istituzioni a creare i presupposti per una vita dignitosa di chi è fuggito dalla guerra o dalla miseria. Su questi obiettivi qualche giorno fa è nato l’osservatorio campo di Marco, «una realtà che unisce singoli ed associazioni impegnati in varie attività, tra cui il supporto all’assistenza e ai processi di integrazione dei richiedenti asilo presenti nel territorio trentino ed i n particolare a quelli residenti nel campo di Marco». Campo che nel frattempo, dopo la protesta degli ospiti nei primi giorni di gennaio, è stato “alleggerito”. Se in un primo tempo erano stati poco meno di venti i profughi portati in altre strutture nella disponibilità della Provincia, ora sono in totale 49 i giovani e gli uomini che hanno lasciato Marco trovando collocazione altrove. Dai 234 presenti all’inizio dell’anno ora il loro numero dovrebbe attestarsi a poco più di 180 persone. Un primo passo per rendere più accettabili le condizioni di vita e di assistenza degli ospiti che però non basta. «Se qualcosa si è mosso c’è ancora molto altro da fare» spiega Andrea Trentini uno dei promotori dell’Osservatorio che verrà presentato domani sera alle 20.30 nella sala Kennedy dell’Urban center. Una serata aperta a tutta la cittadinanza «per promuovere l’inclusione dei richiedenti protezione internazionale e presentare le richieste per il miglioramento delle condizioni di vita al campo» e che vedrà la partecipazione di Vincenzo Passerini (presidente Coordinamento nazionale comunità di accoglienza del Trentino Alto Adige) e alcuni ospiti del campo oltre a qualche volontario. «Le priorità, come segnalato dagli stessi ospiti, è la qualità dei servizi degna di questo nome. La convivenza nei 14 container - sottolinea Andrea Trentini - viene messa a dura prova per gli spazi angusti, per la lontananza dei servizi igienici, per il rischio che una semplice influenza o la febbre si diffondano tra tutti gli ospiti. Loro stessi dicono di non voler andare via da qui perché partecipano a progetti di inclusione attraverso la scuola o il lavoro. Loro non possono alzare la voce, ma noi vogliamo essere la loro voce, vogliamo con la nostra azione tenere alta l’attenzione e l’impegno delle istituzioni per migliorare le condizioni di vita del campo di Marco. Qui non si tratta di fare polemica, ma di ricordare a chi si dimentica che non è possibile lasciare le cose come stanno. Siamo a febbraio e la prospettiva che in estate arrivino, con nuovi sbarchi, altri profughi deve indurre la Provincia ad intervenire subito prima che sia troppo tardi.

Vigiliare, tenere alta l’attenzione, coinvolgere l’opinione pubblica sul tema dell’accoglienza: questo vuole fare l’Osservatorio e lo spiegherà nell’incontro di domani all’Urban center.

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