«Da anni parliamo di turismo, ma di ospiti non se ne vedono» 

Il centro, il commercio e la crisi: l’analisi di Massimo Zenatti. Poca gente in giro, pochi soldi da spendere Un errore spostare i servizi in periferia, ma soprattutto le potenzialità tanto decantate finora non rendono quasi nulla


Luca Marsilli


Rovereto. L’analisi di Iscom è arrivata come una bomba. Scatenando reazioni opposte anche tra i commercianti. Tra coloro che dicono che ci voleva qualcuno da fuori per dire le cose come stanno e chi taglia corto dicendo che un consulente pagato dalla giunta non poteva che addossare le colpe dei problemi ai commercianti, per far piacere alla giunta. Con Massimo Zenatti, rappresentante dei dettaglianti e consigliere comunale, cerchiamo di impostare il discorso in modo un po’ più equilibrato. Partendo dai dati di fatto: Iscom ha rilevato, assieme ad altri problemi, una scarsa disponibilità alla collaborazione tra negozianti ed una ancora più scarsa propensione ad investire nelle attività ed aggiornarsi. Una sorpresa?

Non è una sorpresa

«Non ci aspettavamo - dice Zenatti - una lettura così pesante, ma nemmeno posso dire che siano osservazioni che ci colgono di sorpresa. Perché sono cose di cui tra noi parliamo da anni. È chiaro che in un contesto economicamente difficile, investire sulle attività è difficile. E tengo anche ad essere chiaro su una cosa: non può essere il commercio da solo a riempire il centro storico. Nel senso che se noi siamo qua a parlare (ore 11 e 30, piazza Battisti) e l’unico passante che vediamo è il postino, vuol dire che qualche problema c’è. Ma come categoria non possiamo non riconoscere che in qualche misura anche noi abbiamo delle responsabilità».

Poca collaborazione

«Se collaboriamo poco tra noi, se ai corsi di aggiornamento che organizziamo non si presenta quasi nessuno, se agli incontri di Iscom per raccogliere suggerimenti ed osservazioni ci si trovava in tre, forse significa che qualcosa in più o in meglio potremmo farla anche noi. Non dico che basterebbe per fare la differenza, ma nemmeno che ci possiamo sentire sempre e solo vittime di situazioni e decisioni altrui».

Il nodo, poca gente in centro

Sono decenni che si ragiona e ci si scontra su pedonalizzazioni, parcheggi, viabilità. Pensate ancora che i problemi siano questi? «Io, ma su questo parlo a titolo personale, penso che la pedonalizzazione vera, non una Ztl ma un’isola pedonale allargata, potrebbe essere vantaggiosa per il commercio. Ma non tutti i miei colleghi la pensano come me. Quello però che mi sento di dire è che il primo vero problema è che in città si vede sempre meno gente. E questo non può essere solo colpa nostra. Prendiamo due città dove il commercio soffre meno: Trento e Riva. Trento è riempita da università e uffici provinciali, che portano decine di migliaia di persone in centro ogni giorno. Riva lavora sui flussi dei turisti. Noi cosa abbiamo? Con l’industria che annaspa girano pochi soldi, la città si regge sul terziario. Che però negli anni abbiamo spostato fuori dal centro. Penso agli uffici pubblici spostati alla ex Cartiera e in via Pasqui, al polo scolastico e universitario fuori dal centro. Chi passa per il centro può forse sostenerne l’economia, chi nemmeno ci entra no di sicuro.

Un manager per il turismo

La risorsa potrebbe essere il turismo, ma rimane il grande non risolto di Rovereto. Perché continuiamo a dirci - e lo dice anche Iscom - che la città ha tutto per poter essere turistica. Ma i dati ci dicono che turistica non è affatto. Abbiamo i musei, un centro storico bello, una dimensione gradevole e vivibile. Ma a parte qualche gita scolastica, non si vedono arrivi significativi. Forse è anche su questo che dobbiamo lavorare. Forse le nostre bellezze non le sappiamo promuovere o vendere, non lo so. Ma per me un manager che si dedichi esclusivamente a questo, se davvero crediamo che le potenzialità ci siano, potrebbe essere la soluzione. A tutti noi, commercianti inclusi, poi il compito di collaborare per sostenerne le scelte e le proposte. E anche di adeguarci per cogliere le opportunità. Ma oggi il problema vero che vedo è che in città gira pochissima gente. E se il contesto economico roveretano è triste, un innesto di risorse dall’esterno, dai turisti, forse sarebbe decisivo».













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