Crack da otto milioni, condannati in tre 

Per la bancarotta della holding Gz, cui faceva capo la Gallox, sei mesi a testa ai fratelli Roberto, Ornella e Nadia Zandonai



ROVERETO . Secondo il giudice Fabio Peloso, sono colpevoli del reato di bancarotta semplice i tre fratelli Roberto, Ornella e Nadia Zandonai. Il caso di specie è il fallimento della Gz, la holding a cui facevano capo tutte le aziende della famiglia Zandonai, compresa la Gallox, un crack che ha sommato un passivo di circa otto milioni di euro, costituito in gran parte da debiti bancari in quanto era proprio la holding a farsi garante dei debiti contratti per i finanziamenti delle aziende del gruppo. Per tutti e tre gli imputati la condanna è comunque mite - sei mesi ciascuno, il minimo previsto dal codice penale, con la pena sospesa, eccettuato il caso di Nadia Zandonai, coinvolta in altri procedimenti e pertanto non ammissibile al beneficio della sospensione - ma poggia sulla tesi che ci fossero tutte le condizioni per poter dichiarare il fallimento ben prima che i tre titolari della holding depositassero i libri contabili in tribunale. In sostanza, a parere dell’accusa - che comunque aveva chiesto una pena di poco superiore: 8 mesi ciascuno - i tre soci avrebbero aspettato troppo a lungo, creando una voragine di debiti che ora sono in capo alla cuaratela fallimentare affidata al commercialista Paolo Decaminada, costituitosi parte civile nel procedimento. La tesi difensiva è di segno opposto: un imprenditore non molla l’azienda di famiglia alla prima difficoltà, ma tenta fino all’ultimo di salvarla. La situazione poi in effetti precipitò, ma alla base, ha sostenuto la difesa, affidata all’avvocato veronese De Zuani, c’era la perfetta buonafede degli imprenditori, decisi a fare di tutto per proseguire l’attività. In ogni caso, lo si desume anche dal capo d’imputazione, si trattò di fallimento semplice, non ci fu alcuna frode.

Il giudice Peloso ha anche condannato i tre imputati al risarcimento del danno alla curatela, rinviando la quantificazione a un separato giudizio in sede civile. Dal canto suo, la difesa dei fratelli Zandonai si riserva di studiare la sentenza, le cui motivazioni verranno depositate entro due mesi, come stabilito dal giudice. Ma sulla strategia processuale, l’avvocato De Zuani non ha alcun dubbio: farà ricorso in appello.

Quanto al recupero dei crediti, la holding Gz non aveva beni immobili eccetto un capannone che è già stato messo più volte all’asta, senza però alcun seguito. Secondo la curatela, sarà difficile recuperare oltre il 10% del totale del fallimento. Ma perlomeno in questa tormentata vicenda non rimangono dipendenti - l’anello debole in casi come questo - da risarcire.(gi.l.)

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