«Aquaspace, pagheranno i lavoratori» 

Giulio Bonazzi: speriamo venga fissato molto presto l’incidente probatorio, altrimenti dovremo chiudere l’impianto



ROVERETO . La cosa che lo ha più contrariato è dover leggere sui giornali notizie che in teoria doveva ricevere per primo dall’autorità giudiziaria. «Sia io che il nostro legale, l’avocato Andrea Tomasi, ci aspettavamo di avere in mano l’atto con cui il tribunale si esprime sulla nostra richiesta di dissequestro» spiega Giulio Bonazzi, patron di Aquafil ma in questo caso solo investitore, essendo azionista in prima persona di Aquaspace. «Invece a quanto pare qualcun altro viene informato prima delle parti in causa, ne prendo atto, ma con un certo fastidio». Per quanto riguarda l’operato dell’azienda, Bonazzi è sicuro: «Abbiamo ottenuto le licenze necessarie per poter smaltire tutte le sostanze che sono state conferite nella nostra sede, davvero non riesco a capire cosa sia potuto andare male. Sono licenze difficili da ottenere, serve uno know how di un certo livello e la capacità di avere standard qualitativo di eccellenza. Abbiamo lavorato fianco a fianco con l’Appa e con la Provincia, a quanto pare non è bastato». Quanto a conferimenti di rifiuti da lontano, come si ipotizzava dal Sud Italia, Bonazzi nega nella maniera più assoluta: «In nessuna occasione abbiamo lavorato sostanze provenienti dalle regioni del sud, abbiamo accolto solo le sostanze per le quali siamo abilitati al trattamento e non mi capacito di cosa sia accaduto. Noi possiamo solo sollecitare l’incidente probatorio richiesto dai pm, la data non è stato ancora fissata. Aspettiamo con la tranquillità di chi sa di aver agito nel giusto e secondo le leggi. Speriamo che i tempi delle verifiche siano brevi». Altrimenti, spiega Bonazzi, il destino del depuratore chimico non potrebbe che essere quello indicato dall’amministratore delegato Karim Tonelli, ovvero la chiusura dell’impianto, se la sosta imposta dalla magistratura dovesse superare un periodo dopo il quale riavviare l’impianto costituirebbe un aggravio eccessivo, pure a fronte degli investimenti fatti. «Mi dispiace che a perderci siano le persone che lavorano nell’impianto, gente capace che abbiamo selezionato con cura e che certo non meritava questo trattamento. Mi batterò per loro, finché avrò modo di farlo».

Il sindacato, che aveva sollecitato un incontro con l’azienda per chiarire la situazione e informare i lavoratori, è stato convocato in Confindustria per lunedì mattina. Sarà l’occasione per fare il punto di una situazione intricata, in cui c’è un’indagine in corso da parte della Direzione distrettuale antimafia in corso, condotta dai pm trentini Davide Ognibene e Alessandra Liverani, i quali hanno richiesto e ottenuto il sequestro dell’impianto di via del Garda, sigillato dagli uomini della polizia giudiziaria all’inizio della scorsa settimana (gi.l.)

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