Anziani e giovani senza lavoro sono i nuovi poveri roveretani 

Trentino solidale distribuisce ogni anno 12 tonnellate il cibo raccolto in supermercati e ristoranti «In un anno i residenti che chiedono aiuto aumentati del 15%: molti si vergognano e non vengono»


di Alberto Tomasi


ROVERETO. Sono sempre più numerosi gli italiani che fanno ricorso a Rovereto solidale, la onlus che si occupa della raccolta di prodotti alimentari in ristoranti, supermercati e negozi per distribuirli a chi vive in condizioni di indigenza. Un segnale preoccupante, che indica come anche in Trentino, una terra almeno in apparenza di diffuso benessere, esistono zone grigie di disagio e di povertà, forse poco appariscenti ma non per questo meno reali. «Sono pensionati che non arrivano alla fine del mese, oppure giovani in difficoltà per aver perso il lavoro. Gli italiani sono poi meno disposti a farsi avanti degli stranieri, soprattutto se la distribuzione avviene al convento di Santa Caterina dove occorre attendere per strada. Il nostro obiettivo è di scoprire queste situazioni di disagio nascoste per portare aiuto e sostegno» spiega Gianni Seffer di Rovereto solidale, sezione della onlus Trentino solidale, e che assieme Dario Dossi ed Emilio Manica, coordina i volontari occupati nella raccolta e nella distribuzione del cibo tre volte alla settimana, nelle sedi di via Mozart e di Santa Caterina. Una cinquantina le persone che si rivolgono per aiuto alla onlus, molte con una famiglia sulle spalle. «Nel 2016 la percentuale degli italiani che si presentavano da noi era circa del 20 per cento, - aggiunge Seffer - nel 2017 è salita al 35, ma siamo sicuri che siano in molti quelli che, per senso di dignità o semplicemente perché si vergognano, preferiscono non farsi vedere». Trentino solidale conta sulla forza di una ventina di volontari che ogni giorno per mezzo di due furgoni, uno dei quali prezioso dono dei Lions di Rovereto, battono i supermercati, le mense e i ristoranti della Vallagarina, soprattutto le Famiglie cooperative e gli esercizi Poli, raccolgono cibi freschi o prossimi alla scadenza, ma ancora perfettamente commestibili, e li portano nelle sedi della onlus. «Raccogliamo dai 3 ai 5 quintali di prodotti alimentari ogni giorno, ciò significa che grazie noi 12 tonnellate di cibo evitano ogni anno di finire in discarica» spiega Dossi. Un aiuto a quanti hanno bisogno insomma, ma anche una reazione alla dominante cultura dello spreco, che dimentica il valore delle cose, soprattutto del cibo. Il lavoro dei volontari - «persone che regalano il proprio tempo senza avere nulla in cambio» rimarca Seffer - non si esaurisce nella raccolta e nella distribuzione dei prodotti alimentari, ma in alcuni casi anche nella consegna a domicilio: «Lo facciamo soprattutto per chi ha problemi di deambulazione, anziani e disabili, il nostro proposito però è di raggiungere anche quelle che non vogliono, per motivi di dignità. La nostra azione è diventata più efficace, grazie anche alla collaborazione con l’Almac, la Caritas e il Portico, ma riusciremo a far meglio quando avremo una sede più funzionale. Ce ne hanno promessa una all’ex Bimac e siamo in attesa che la situazione si sblocchi».

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