IL PD DI DRO CONTRO FRAVEZZI 

«Referendum rimandato senza l’ok della maggioranza»

DRO. «Questa fusione è come un treno che abbiamo fatto partire a tutta velocità e che ora è stato bloccato lungo la via». Sono amareggiati Sergio Poli, capogruppo del Pd di Dro, e Paolo Boninsegna,...



DRO. «Questa fusione è come un treno che abbiamo fatto partire a tutta velocità e che ora è stato bloccato lungo la via». Sono amareggiati Sergio Poli, capogruppo del Pd di Dro, e Paolo Boninsegna, segretario dello stesso partito. «Abbiamo lavorato molto perché il referendum per il voto a favore o contro una municipalità unica tra Dro e Drena avesse luogo al più presto - spiegano - e ora apprendiamo dalla stampa che i due sindaci Vittorio Fravezzi e Tarcisio Michelotti hanno fatto richiesta alla Provincia di posticiparlo a dopo le elezioni provinciali». Dopo gli incontri pubblici con la cittadinanza, i questionari inviati porta a porta e le approvazioni nelle rispettive giunte degli scorsi mesi, infatti, l’iter per il referendum aveva subito una battuta d’arresto a causa della campagna elettorale. «Poi è saltata fuori questa “lettera segreta” - proseguono i due esponenti del Pd - che chiede un posticipo, con data da destinarsi, e che non è mai stata discussa in una riunione di maggioranza». Ma oltre al metodo, Poli e Boninsegna attaccano anche il contenuto stesso della richiesta: «La proposta è stata motivata parlando di un pericolo di rigetto da parte della popolazione, in quanto nel corso del 2018 erano già in calendario due importanti impegni politici: le votazioni nazionali e quelle provinciali. Eppure questo lo si sapeva già da prima. Che senso ha avuto affrettarsi tanto, allora?». Ad aggravare i timori dei due rappresentanti del centro-sinistra sono anche i risultati elettorali a cui si è di recente assistito: «C'è stato un rovesciamento delle forze , anche certamente a causa della nostra scarsa presenza sul territorio e della nostra poca comunicabilità. Ora sappiamo, perché questo è stato detto dagli esponenti del partito, che il M5S non avrebbe troppi problemi a fare dei passi indietro in tema di gestioni associate e fusioni, il che significa che l’intero percorso potrebbe anche andare in fumo prima di vedere una sua naturale conclusione». Così come, a far saltare il voto per il nuovo Comune unico, aggiungono, «potrebbero intervenire eventuali candidature di nostri rappresentanti comunali in Provincia. Cosa accadrebbe, infatti, se nessuno raccogliesse il testimone a favore della fusione?». (k.d.e)













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