Dro, jumper precipita dal Brento e muore 

La vittima è il quarantenne rumeno Ivan Rudolf, in vacanza con due amici. La vela si è avvitata subito dopo il lancio


di Gianluca Marcolini


DRO. La croce numero venti porta il nome di Ivan Rudolf, quarantenne rumeno appassionato di parapendio e base jumping. È lui la ventesima vittima ai piedi della Parete Zebrata, la montagna che sovrasta il fiume Sarca, e l’abitato di Gaggiolo, sulla strada fra Dro e Pietramurata.

Il quarantenne era giunto dalla Romania per trascorrere una settimana di vacanza in Trentino (alloggiava al camping Paolino di Pietramurata) assieme a due amici, pure loro appassionati di lanci. Rudolf, secondo quanto raccontato ieri dai compagni di viaggio, vantava una buona esperienza specifica, avendo alle spalle un centinaio di lanci da piattaforma fissa. E conosceva già il monte Brento, essendoci venuto lo scorso mese di giugno per effettuare 7-8 salti dal Becco dell’Aquila, tutti filati via lisci come l’olio, senza problemi. Stavolta, però, qualcosa è andato storto, maledettamente e drammaticamente storto.

L’incidente si è verificato poco prima delle 17. I tre amici si sono lanciati quasi assieme, uno di loro ha rotto il ghiaccio e si è buttato per primo, gli altri due (compreso Rudolf) lo hanno seguito alcuni istanti dopo, contemporaneamente. L’amico che era al suo fianco si è accorto subito che Ivan aveva dei problemi con la vela. È stata la sua preziosa testimonianza, fornita subito dopo la tragedia ai carabinieri della Stazione di Dro, guidati sul posto dal comandante Vasco Degasperi, a consentire di ricostruire con esattezza la dinamica della caduta. Le cose si sono messe male quando la vela si è avvitata su sé stessa perdendo, così, l’aria che avrebbe dovuto sorreggerla e trasformandosi in una trappola mortale, anche perché il jumper non è stato in grado (non ne ha avuto il tempo) di mettere in atto le manovre giuste per cercare di togliersi dalla situazione di gravissimo pericolo. Il jumper è stato schiacciato contro la parete della montagna, poi la gravità ha fatto il resto trascinandolo di fatto fino ai piedi del Brento, ormai privo di vita. I due amici hanno chiesto aiuto alla centrale operativa d’emergenza e così è scattata l’operazione di soccorso che ha coinvolto cinque vigili del fuoco di Dro, sei uomini del Soccorso alpino della Stazione di Riva (guidati dal comandante Danilo Morandi), l’elisoccorso e i carabinieri di Dro.

Il corpo di Ivan Rudolf è stato recuperato dall’elicottero nella zona sopra l’acquedotto, più in alto rispetto al ghiaione, di fatto ancora addosso alla parete di roccia. Una volta trasportato nell’area di atterraggio dell’elicottero, è stato poi preso in carico dalle pompe funebri. Il mesto riconoscimento del corpo è toccato agli amici.

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