il caso

Rimozione del dirigente che disse no a Vasco, il Pd attacca Fugatti: «Decisione indegna e per di più secretata»

Chiesto un accesso agli atti per poter visionare la delibera di sostituzione di Marzio Maccani



TRENTO. “A fronte dello sconcerto pubblico per la rimozione del dirigente della polizia amministrativa che nei mesi e nei giorni scorsi si era rifiutato di concedere l’approvazione al piano sicurezza per il concerto di Vasco, sorpassato in questo dal suo dirigente generale, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti si permette di nascondersi dietro un “no comment”, dopo aver lui stesso deliberato la sostituzione”. Lo scrive in una nota il Gruppo consiliare del Pd.

"Noi consiglieri del Partito democratico, che abbiamo reso noti già nell’inverno scorso i documenti nei quali risultavano presunte intimidazioni da parte della Giunta e di alti funzionari della Provincia a questo stesso dirigente, troviamo oggi indegno da parte del Presidente della comunità trentina non solo l’aver rimosso questo dirigente dalla sua posizione, ma di averlo fatto senza la dovuta trasparenza, con un atto secretato, anziché pubblico (la delibera di spostamento a oggi non è disponibile tra gli atti pubblici), dando la sensazione di non avere il coraggio di spiegare ai cittadini questa decisione. L’invasione della ferrovia da parte di numerosi spettatori del concerto è il sintomo che qualcosa riguardo alla sicurezza sia stato effettivamente discutibile e fa pensare che solo la buona fortuna abbia evitato esiti drammatici”.


“Anche l’affermazione corale che un evento con 120.000 persone non sia da ripetersi, non può non risuonare come una dichiarazione di scampato pericolo”.


“A fronte di tutto questo – continua la nota – noi consiglieri eserciteremo la nostra funzione istituzionale, chiedendo un accesso agli atti per poter visionare la delibera di sostituzione, affinché possano essere rese pubbliche le motivazioni che hanno portato a questa defenestrazione del responsabile della sicurezza, con un atto scorretto e punitivo, di cui il presidente pare non volersi prendere, però, la responsabilità”.













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