S. Caterina vuol rinascere ritrovando la propria storia 

Frazioni perginesi. Durante una serata conviviale stata lanciata la proposta di raccogliere foto dell’abbattimento del centro paese per ricostruirlo in scala e di ridare vita a feste e associazioni


ROBERTO GEROLA


Pergine. Sovente, davanti a una tavola imbandita e in compagnia, nasce qualche simpatica iniziativa “comunitaria” e di modici costi. Ancor più sovente, riguarda il passato, le proprie radici, la propria storia per non parlare di dolorose ferite ancora aperte o quasi. Un passato che si vuole riscoprire. Si parla di S. Caterina, uno dei paesi sul versante di Castagné che domina il lago di Caldonazzo essendo collocato su una specie di balcone. Tra l’altro è anche dei paesi più lontani da Pergine, visto che è molto vicino a Bosentino, paese al quale è collegato da una strada non proprio agibile, ma ultimamente molto trafficata.

Un po’ di storia

Come numero si residenti, S. Caterina è piuttosto carente: se sono 80 sono tanti. Ma non così qualche decennio fa. E si fa riferimento al secondo dopoguerra. Agricoltori soprattutto, dalle castagne esportate in Austria, alle ciliegie, ed altri prodotti agricoli. Non navigavano certo nell’oro. S. Caterina diene ebbe anche un proprio cittadino al massimo vertice in municipio: Antonio Piva, sindaco dal 10 marzo 1950 al 20 ottobre 1957. Ma ebbe anche assessori e consiglieri comunali. Ma la storia della frazione perginese fu segnata da un evento particolare: il centro abitato (con chiesa canonica e bar) era sorto su una porzione di versante che stava “scendendo”, nel senso che si trovava al centro di uno smottamento di ampie dimensioni iniziato oltre mezzo secolo fa e che gradatamente stava lesionando tutti gli edifici del centro storico a monte della chiesa e della scuola: vistose crepe, qualche crollo, frettolosi trasferimenti e conseguente spopolamento. Anche perché molte case non avevano fondamenta. A quei tempi non c’erano fondi di solidarietà e così dopo (molto) tergiversare, l’allora amministrazione comunale (siamo nel dopo Piva) decise di intervenire radicalmente.

La demolizione delle case

Allontanati molti residenti, si demolirono le case del centro sul finire degli anni ’60 con interventi a più riprese. Storica fu l’esercitazione dei vigili del fuoco volontari di Pergine che una domenica si misero d’impegno con uomini e mezzi e demolirono tutto, creando un “vuoto” impressionante. Ci vollero oltre vent’anni di interventi da parte del Comune con finanziamenti della Provincia a rimettere in sesto il centro storico, con una nuova piazza tra le case salvate (a monte) e la chiesa originaria (abbandonata alla fine del 1800) con l’ex canonica ma anche la scuola non interessate allo smottamento.

L’idea di Guerrino Maculan

Tutto questo per dire che qualche giorno fa, oltre metà dei residenti (poco più di 40 persone) ha partecipato a una cena nella casa sociale. Promotore Guerrino Maculan (abita a Bosentino sulla strada per Santa Caterina), 77 anni, cuoco e personaggio televisivo, celebre chef de “Il Tinello” di Solagna. Scopo è stato quello di ritrovare un momento di socializzazione tra i (pochi) residenti, ma anche “rivivere” quei momenti di mezzo secolo fa, visto che i ricordi sono ancora vivi in qualche non più giovane. L’iniziativa comprende la ricerca delle foto prima della demolizione e durante l’abbattimento degli edifici lesionati, per realizzare “in scala” il centro storico degli anni 60. L’adesione all’iniziativa è stata unanime e l’entusiasmo del “lavoro”, alle stelle. Ma anche verificare se è possibile ripristinare qualche tradizione del passato: la festa del Carnevale, i cantori, la Filodrammatica. Intanto se ne è parlato.













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