«Olimpiadi, una risorsa per l’economia di Piné» 

L’altopiano guarda al futuro. Primo incontro sulle prospettive economiche del territorio Sergio Anesi: «Non si misuri solo col metro finanziario ma con quello sociale e ambientale»


Giorgio Andreotti


Baselga di piné. L’Altopiano di Piné soffre da tempo di una situazione economica che langue, forse anche più della difficile situazione congiunturale italiana e internazionale. La necessità di un ripensamento dello sviluppo economico è divenuta ancora più pressante di fronte alla modificazione di due elementi che costituivano la base dell’economia pinetana: le cave di porfido, ormai quasi esaurite, almeno per quanto concerne il materiale di maggior pregio, e la tempesta Vaia dell’ottobre scorso che ha modificato tragicamente l’ambiente montano con la strage dei magnifici alberi che costituivano una delle bellezze dell’altopiano. In questo contesto l’amministrazione comunale di Baselga di Piné, ha avviato una riflessione sullo sviluppo sociale ed economico dell’Altopiano di Piné. Lo scopo è stimolare e trovare idee per le nuove linee di sviluppo della comunità in materia di turismo, artigianato e agricoltura, sviluppo economico e sviluppo sociale, cultura e valorizzazione del territorio, tenendo conto della nuova situazione territoriale ed economica, creando un modello territorialmente sostenibile nel tempo e adattabile alla nuova situazione.

Il primo incontro

Filippo Addari co founder e ceo di Plus Value, società di consulenza per lo sviluppo di soluzioni innovative d’impatto sociale, ha subito portato l’attenzione sul tema potenzialmente più caldo: le Olimpiadi 2026, che, se saranno assegnate all’Italia, una delle località interessate per il pattinaggio velocità è proprio Baselga. Tema che ha coinvolto Ugo Grisenti sindaco ed esperto in amministrazione aziendale e Sergio Anesi ex sindaco, presidente della Federazione ghiaccio, ex-componente della giunta del Coni e per anni direttore dell’Apt pinetana.

Opportunità di sviluppo

Ambedue convengono che, qualsiasi iniziativa si prenda non può restare isolata, deve sempre essere inserita in un’ottica di sviluppo globale che non deve fermarsi al 2026 ma deve proiettarsi nel futuro. L’intervento del “pubblico” da solo non raggiunge risultati: è necessario sempre anche l’intervento del privato che continua l’opera, attivata dallo stimolo del pubblico. Nell’ipotetica concessione all’Italia delle Olimpiadi invernali 2026 un po’ tutti hanno convenuto che ogni iniziativa non si misura con il solo metro del risultato finanziario ma soprattutto con quello sociale e quello ambientale. Per Anesi «l’impianto di Piné è il centro italiano di riferimento ed è l’unico luogo dove un investimento del genere avrebbe un futuro». Le caratteristiche dell’Ice Rink emergono dal dossier presentato al Comitato olimpico e da lui curato personalmente: l’obiettivo è realizzare un impianto con 5 mila posti a sedere a una quota di 1.030 metri sul livello del mare, sarebbe quindi lo stadio coperto del ghiaccio più alto dell’Europa, con la possibilità per gli atleti di raggiungere risultati eccezionali. Ha inoltre ottenuto una lettera d’impegno di 12 federazioni nazionali di diverse specialità di utilizzare l’impianto pinetano anche in seguito, per i loro stage e allenamenti. Analizzando poi il costo della gestione separatamente tra palazzetto e anello, Anesi afferma che «il primo recupera l’avviamento già in essere, mentre, il secondo, conta sui contributi di Provincia, Federazioni e Coni per coprire le spese di gestione nel periodo di utilizzo».

Dal canto suo Grisenti manifesta tutto il suo «gradimento per un avvenimento che potrebbe contribuire notevolmente alla ripresa economica dell’Altopiano ma – afferma - dobbiamo tenere presente il costo della struttura nel tempo: un Comune piccolo come Baselga non ha la forza per gestire da solo una struttura di valenza nazionale ed internazionale; devono essere organismi più grandi, Provincia, Coni o altro a farsi carico della struttura. Gli esempi visti all’estero, confermano la nostra ipotesi: il Comune può solo integrare per quanto nelle sue capacità». Il 26 giugno, giorno della decisione del Cio, in un modo o nell’altro si riaprirà il dibattito.













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