Dalsass, il pinetano che produce mascherine

baselga di piné. Venticinque anni fa, un giovane pinetano Carlo Dalsass, con tanta voglia di fare e di creare, e la sua, allora, ragazza Antonia Compagno iniziavano la loro avventura imprenditoriale,...


Giannamaria Sanna


baselga di piné. Venticinque anni fa, un giovane pinetano Carlo Dalsass, con tanta voglia di fare e di creare, e la sua, allora, ragazza Antonia Compagno iniziavano la loro avventura imprenditoriale, che li ha portati a costituire Dalcom, un’azienda di successo nel settore promozionale internazionale.

«Eravamo dei ragazzi giovani, con pochi mezzi finanziari - ricorda Carlo -, ma accompagnati dalla buona sorte. Mio padre assieme ad alcuni zii aveva un piccolo laboratorio artigianale a Pergine dove, a mano, cucivano le tomaie dei sandali sportivi Lizard. Un lavoro lento, molto accurato, ma che stava per finire, in quanto la mano d’opera era molto scarsa mentre la richiesta diventava sempre più alta. Da lì, è iniziata la nostra idea di industrializzare il prodotto. I nostri mezzi finanziari, come dicevo, erano piuttosto scarsi, ma avevo una zia, Franca Broseghini del Serraia, che appena accennai al progetto divenne la mia fan più accesa e soprattutto si dichiarò disponibile a prestarmi il capitale». Assieme studiarono e approfondirono il progetto. A Bologna, in quel periodo si teneva una fiera Linea Pelle, dove trovarono le macchine da cucire automatiche, una in particolare cuciva tomaie e poteva, con piccole modifiche, ricamare la pelle e i tessuti. Per nove anni produssero le tomaie Lizard, in un piccolo capannone a San Donà dei fratelli Pedrotti, attività che cedette il posto al ricamificio, divenuto ormai la parte più importante dell’azienda. Nello stesso tempo, infatti, avevano iniziato a fare dei piccoli ricami su tessuti per le manifestazioni sportive, per le associazioni che volevano personalizzare con i loro loghi le magliette degli atleti o i cappellini o altri oggetti promozionali. Da allora, Carlo Dalsass, con la Dalcolm, che ora ha sede a Trento in uno stabilimento di proprietà arioso e attrezzato con macchinari evoluti con 100 postazioni per stampare, disegnare e ricamare dove sono occupati sedici dipendenti di cui 8 provengono dall’altopiano di Piné, è diventata la seconda azienda a livello promozionale italiana. La sua fortuna è stata senz’altro una passione legata alla creatività, alla qualità e alla serietà con cui ogni prodotto viene confezionato e testato. Come ricamificio conta i migliori clienti non solo italiani, ma anche internazionali.

Durante il lockdown di marzo, causa il Coronavirus, assieme ad un suo ottimo cliente lombardo produttore di abbigliamento, ha creato in partnership, una linea di mascherine con un filato antibatterico che ha ottenuto la certificazione di dispositivo medico, come le mascherine azzurre, ma con la possibilità di lavarlo e quindi di riutilizzare le mascherine per diverso tempo. Il prodotto ha incontrato molto successo, grazie al gruppo Modif-Wuerth, tanto che sono numerose le aziende che continuano a richiedere mascherine, dalla Volkswagen, all’Audi, dalla Toyota alla Juve. Recentemente anche Area-derma, il laboratorio cosmetico che tra non molto si trasferirà con lo stabilimento a Baselga di Piné, è entrata nelle aziende che utilizzano le mascherine prodotte da Dalcom. Queste sono personalizzate, con una stampa composta da una serie di inchiostri particolari a sospensione, non con il ricamo, che buca il tessuto ma nemmeno con la serigrafia, una delle ultime innovazioni dell’azienda, per non danneggiare il tessuto.













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