LEVICO TERME . «Ma se i cinghiali sono un flagello, perché li si foraggia?». Questa, in sintesi, la questione posta dal consigliere provinciale Filippo Degasperi in una recente interrogazione sulle «conseguenze disastrose del foraggiamento dei cinghiali - scrive Degasperi – derivanti dall’assurda politica di foraggiamento illimitato della specie cinghiale, anche con riferimento alla mancata adozione di parte delle prescrizioni Ispra», l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che fornisce supporto a numerose amministrazioni comunali, provinciali e regionali del Paese in materia di prevenzione e mitigazione degli impatti causati da specie animali presenti negli ambiti urbani, dai piccioni ai cinghiali. «Pare che la politica provinciale – continua Degasperi che mostra una documentazione fotografica di foraggiamenti in Panarotta - evidenzi diverse pecche. È inutile lamentarsi che i cinghiali crescano, quando la pratica del foraggiamento si svolge sostanzialmente senza limite, e proprio nei distretti in cui è in atto il “progetto sperimentale” di foraggiamento nel corso di tutto l’anno. Le foto mostrano modalità di foraggiamento incompatibili con l’esigenza di contenere la specie, a meno che la pratica di ricoprire i boschi trentini di mais non sia un espediente per fornire capi da abbattere».

Il consigliere che chiede, tra le altre cose, «quali prescrizioni sono state adottate perché le attività di foraggiamento escludano effetti di incremento della popolazione; e se lo spargimento di foraggio sul terreno rientra nelle modalità ammesse», vuole «evidenziare – dice Degasperi - la contraddizione nella gestione dei cinghiali. Prima si crea il problema, poi quelli che l'hanno creato si propongono per risolverlo». (f.z.)