«Castello, solo benefici per il territorio» 

Il dirigente della Soprintendenza provinciale: «Ha valenza storico-culturale, ma avrà anche ricadute socio-economiche»


di Roberto Gerola


PERGINE. L’acquisto del castello di Pergine da parte della comunità è un atto di amore per la propria terra. Si parla quindi di identità “territoriale”, di condivisione del patrimonio storico culturale, di coesione sociale, di segno di civiltà. Ne aveva parlato Franco Marzatico (Sovrintendente dei Beni e delle Attività culturali della Provincia) in una recente conferenza pubblica, piuttosto generale. Ma l’accenno all’operazione “acquisto” è stata motivo di un approfondimento che abbiamo chiesto al dirigente provinciale, proprio per l’evolversi (positivamente) dell’iter; un percorso questo che apre nuovi scenari della compartecipazione del privato alla valorizzazione (e manutenzione) del bene comune tanto più se patrimonio storico culturale.

«Che l’acquisto di Castel Pergine abbia acquisito il ruolo di esempio oggetto di interesse, è un aspetto importante - sottolinea Marzatico -, perché dimostra crescita culturale e sensibilità. Tanto più che è un bene che vive, ha una vita propria come attività turistica. L’ente pubblico non può che condividere queste iniziative, ovviamente se presenta determinati aspetti e criteri. Noi, come Soprintendenza, abbiamo espresso parere (per la nostra parte) positivo alla richieste di concessione del contributo provinciale perché proposta che aveva gli opportuni requisiti. La nostra valutazione si basava soprattutto sul valore storico del bene culturale, sulla sua presenza sul territorio, sul suo ruolo nel contesto urbano e del territorio, sulle ricadute socio-economiche».

Così si “scopre” che il castello di Pergine è visto come castello della Valsugana lungo un percorso (con ricaduta turistica e conseguenze) molto interessante e che si snoda tra numerosi altre attrazioni fino al confine col Veneto. Si scoprono anche le potenzialità del castello come struttura ricettiva anche invernale, anche se certi aspetti spartani della vita quotidiana nel castello sembrano avere un fascino tutto particolare sulla clientela che vuole viverci adattandosi al “disagio” dovuto alla mancanza per esempio della “chiave elettronica” o dell’ascensore.

«L’iniziativa del Comitato - aggiunge Marzatico - è dimostrazione di un’autorappresentanza della comunità che vuol essere interprete della conservazione e del mantenimento del proprio bene storico-culturale, tanto più se è un bene vissuto. Per noi è condivisione di scelte».

Per inciso, il nubifragio di fine ottobre ha “ripulito” il Pian dela Panizza quel tanto che occorreva per dare una miglior visione al castello. L’osservazione è di Carmelo Anderle, presidente del comitato.













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