«Castello catalizzatore di energia ed empatia» 

Il maniero di Pergine. Chiuso il portone della torre si stilano i bilanci. Il presidente Anderle: «Sempre più persone lo sentono come proprio». Dalmeri: «Unisce volontari e professionisti»


Gianluca Filippi


Pergine. Se fossimo a teatro si direbbe: “E’ calato il sipario”, ma siccome siamo in un castello si dice: “Si è alzato il ponte levatoio”. Invero non ci sono acque intorno al castello di Pergine e quindi, come sottolinea la Fondazione Castelpergine, si è utilizzato un meno prosaico “Il portone della Torre di guardia si è chiuso”.

Il bilancio

Il riferimento metaforico è ovviamente alla stagione 2020, una stagione sensibilmente compromessa dagli eventi, ma che è stata per molti versi straordinaria, come preme rilevare Carmelo Anderle, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione: «In questo 2020 complicato, la vita che si è dipanata a Castello - tra interventi di manutenzione, mostra d’arte, incontri, convivialità, spettacoli, occasioni di studio e ricerca - ha motivato aggregazione, costruito nuove relazioni, consolidato e generato collaborazioni anche professionali: sempre più persone sentono come proprio il Castello, comprendendo il valore della Fondazione». Gli fa eco Manuela Dalmeri, membro del cda e infaticabile animatrice della vita dentro il maniero medievale. «Si è radunata attorno al castello una grandissima energia, alimentata non solo dai visitatori, ma anche da tanta gente che ha voluto mettersi a disposizione. Un volontariato forte, solido, empatico», racconta.

D’altronde il castello è un insieme di bisogni molto complesso: da quello più importante della tutela e conservazione del bene, a quelli legati al suo mantenimento in vita, come l’accoglienza, l’arte, la ricerca, la gastronomia. Una rete fattuale di persone e professionalità che si fondono perfettamente fra di loro. «Il volontariato alla fine crea lavoro di tipo professionale - prosegue Dalmeri -. Per la cura dei parchi servono sì i volontari, ma non possono mancare i giardinieri, per la mostra i volontari aiutano nell’installazione ma poi serve il gruista o chi si occupa di trasporti, e così via». Insomma, si genera – come sempre succede nel mondo della cultura – un indotto che trasforma in importanti cifre la donazione del proprio tempo libero.

La mostra

Tutta la stagione è ruotata intorno alla 27esima edizione della mostra annuale di scultura firmata da Lois Anvidalfarei. L’esposizione ha toccato cuore e corde degli appassionati, che non hanno mancato di affluire continuamente tra le mura del castello per ammirare le opere dello scultore ladino. Tanto che, pur essendo stati costretti a chiudere anticipatamente il calendario delle visite, la scelta è stata quella di prorogare la durata della mostra fino alla fine di febbraio, prima di lasciare lo spazio al protagonista dell’edizione 2021 che sarà – come anticipato ancora lo scorso luglio dal Trentino - Pietro Weber e alle sue terrecotte. Un’altra sfida per un altro artista, questa volta tutta quanta trentina.

Gli incontri

I Viandanti di Anvidalfarei hanno funto da catalizzatore a buona parte delle iniziative che si sono svolte al castello: difficile dimenticare la visita dello scrittore Erri de Luca che ha letto e interpretato le sue opere ospitate tra le mura, così come i racconti di Giorgio Antoniacomi che si sono sviluppati nel corso dell’estate attorno ai bronzi dell’artista ladino. Ancora: il convegno di geopolitica con Raffaele Crocco e Mariacristina Molfetta “Limen Limes” e, quasi contestualmente, la passeggiata sul colle del castello con Mario Cerato e Lucio Sottovia per ammirare il bosco di carpino bianco, “un unicum in Italia”, come l’ha descritto il direttore dell’Ufficio Biodiversità della Provincia. E poi ancora teatro, musica, danza, visite teatralizzate: tutto ad alimentare un flusso continuo di visitatori e appassionati. «Forse troppi - commenta Manuela Dalmeri -. Si pone un problema di tutela e di vigilanza, che dovremo in qualche modo affrontare».

Promossa anche CàStalla dello chef Fiorenzo Varesco, essenziale e funzionale ai visitatori all’interno di una struttura come questa. E, sempre in tema gastronomico, apprezzatissima anche la serata con lo chef Alfio Ghezzi, cena evento – anche qui – legata ai Viandanti di Anvidalfarei.

La manutenzione

Infine, il piano dei restauri: sta proseguendo l’iter per attivare il consolidamento del Torrione di Massimiliano, mentre si cercano costantemente fondi per il recupero della pala della Cappella di S. Andrea. Lavori di conservazione, ma di altro tipo, riguarderanno anche il pian della Panizza che, come altri boschi colpiti da Vaia, deve combattere contro il bostrico. Tasselli che si aggiungono ad un mosaico molto più articolato, fatto di piccole e grandi azioni per tenere vivo un bene il cui valore va ben oltre quello locale.















Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»