L'INTERVISTA giuseppe facchini 

«Amo Pergine e voglio mettere la mia esperienza al suo servizio» 

Il candidato sindaco. Con una lunga esperienza nell’amministrazione  pubblica, per anni consigliere comunale, assessore e anche presidente  del consiglio comunale, si rimette in gioco come leader del centrosinistra


Paolo Silvestri


Pergine. Compirà 61 anni in novembre, funzionario amministrativo contabile a Vignola Falesina, già coniugato e un figlio di 28 anni, in passato consigliere comunale, assessore e presidente del consiglio comunale, Giuseppe Facchini è il candidato sindaco di SìAmo Pergine, coalizione di centrosinistra che vede uniti Europa Verde e Pd.

Facchini, come definisce Pergine?

Un luogo straordinario dove vivere e far vivere. Il posto dove sono nato, vivo e che sento dentro.

Cosa la ha spinta a candidarsi?

La voglia di mettermi a disposizione della comunità con la mia esperienza amministrativa, istituzionale e lavorativa. Ma soprattutto senza interessi personali.

Frazioni e centro: una unica realtà?

Ogni frazione ha la sua storia, la sua identità. Dobbiamo però metterle in sinergia con il centro dotandole di tutti i servizi per farle vivere, abitare. Vanno avvicinate al centro senza che perdano la loro identità. Fanno vivere il territorio. Sono un ricchezza.

In centro ci sono due “buchi” verdi: orto Ochner e orto Fontanari.

La mia prima battaglia politica è stata salvare l’orto Ochner. Sono due polmoni verdi. L’orto Fontanari va valorizzato come area verde integrata con la città. Aggiungo che in questo senso va salvaguardato anche il Parco Volpare. Restano comunque aree private per le quali il Comune può essere regista dei progetti.

Sempre in centro ci sono palazzi cadenti come ex Cavalletto e Palazzo Crivelli.

Due luoghi diversi. Per Palazzo Crivelli serve un finanziamento importante per riqualificarlo e utilizzarlo come luogo culturale e museale. Va reso patrimonio della città anche attraverso piccoli interventi che lo rendano accessibile per eventi e mostre che valorizzino i perginesi e le loro risorse. L’ex Cavalletto il discorso coinvolge i privati e serve un sistema misto con guida del Comune.

Parlando di “ex”, c’è pure il compendio Artigianelli di Susà.

Va messa in sicurezza l’area esterna e vanno aperti gli spazi, parco e area sportiva, alla gente. Poi serve un confronto su ipotesi credibili per i cittadini. Potrebbe ospitare una scuola delle arti e dei mestieri per essere anello di congiunzione tra artigiani e mondo dell’istruzione.

Di “ex” in “ex”: la ex Cederna...

Non servono interventi spezzatino. Serve un discorso serio con la proprietà, la Cassa Rurale. Potrebbe ospitare anche un piccolo palazzetto e un bosco urbano.

San Cristoforo: luogo da reinventare?

C’è scarsità di posti letto da offrire ai turisti. Era la nostra perla e ora davvero va ricostruita, ma partendo da quel che c’è. Va fatto un confronto con chi ci lavora. Ha potenzialità inespresse, ma è un territorio che necessita di un turismo soft, legato all’ambiente. Certo che, appunto, servono interventi sul fronte ricettivo.

Industria: un futuro già passato?

Si tende a investire poco su questo settore. Non servono nuove aree produttive, ma semmai riconvertire e mettere a disposizione quelle esistenti per attività compatibili con l’ambiente.

Cultura: risorsa o costo?

Una ricorsa al 101 per cento. In tutti i settori ci vuole cultura. E tutto è cultura. È necessario un sostegno pratico e concreto, economico e logistico offrendoli ai minori costi possibili. Il vero piano di promozione culturale è collaborare con chi lavora nella cultura. L’operazione Castel Pergine è già storia. Nuovo teatro e nuova biblioteca sono figlie del lavoro avviato dal centrosinistra che guidava fino a 7 anni fa la città. La nuova biblioteca non deve diventare solo un edificio ma un luogo di relazioni. E anche il teatro è un volano per l’economia.

Ma è ipotizzabile avere un nuovo spazio della valenza del vecchio Teatro Tenda?

Non devono esserci sprechi di territorio. C’è la possibilità di avere piccole aree di cultura all’aperto anche nelle frazioni. Si dovrà riappropriarsi del territorio con una cultura diffusa.

La Panarotta fino a che punto è una risorsa?

Per lo sviluppo invernale va dato atto del lavoro fatto dai pochi operatori economici che hanno tenuto aperti i loro locali. In Panarotta però serve un turismo di 12 mesi, che sia soft, con percorsi storici, culturali, naturalisti. E servono iniziative che vi portino la gente.

Cosa ne pensa della viabilità cittadina?

Continuare con i percorsi sicuri per i giovani con un progetto complessivo di ciclabili per cambiare prospettiva alla viabilità. Va completata la rete di ciclabili anche verso il lago e serve una valorizzazione del sottopasso del Rastel. Interventi servono anche alla viabilità normale, con lo svincolo al centro commerciale.

Trasporto urbano: strada da continuare a percorrere?

Sì, ma va rimodulato. Va cioè mantenuto ma verificandone bene l’uso. Il trasporto a chiamata può essere una prospettiva concreta. Poi una cosa: servono collegamenti anche serali tra Trento e Pergine per il ritorno a casa in sicurezza dei ragazzi.

È disponibile ad apparentarsi pur di diventare sindaco?

Non ci penso. Lavoro per diventarlo e non penso ad altro.

Quale sarà la sua prima azione se verrà eletto?

Ringrazierei i cittadini e costruirei una giunta con persone qualificate.

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