«Val di Non turistica? Allora anche Cles lo è» 

Il caso. Il sindaco perplesso per la diversa classificazione che comporta negozi chiusi la domenica  I commercianti: «Non ha senso chiudere in Trentino se poi in Veneto e a Bolzano è tutto aperto»


Giacomo Eccher


Cles. «Se la valle di Non è turistica, lo è anche Cles!», A dirlo è il sindaco Ruggero Mucchi con riferimento alla recente delibera provinciale, e prima ancora alla legge, che dispone in Trentino la chiusura domenicale dei negozi. Finora nessuna protesta ufficiale, ma il Comune non mancherà di farsi sentire contestando più che la decisione in sé la tempistica.

Il sindaco

«Infatti, a prescindere dalle motivazioni di principio sul lavoro festivo e delle sue implicazioni per i lavoratori e per le motivazioni di carattere etico - religioso mi domando se era questo il momento più adatto per assumere una decisione così impattante e così frettolosa. Da settimane stiamo sentendo parlare di ripartenza, di risalita, di ripresa e non credo che questa mossa della giunta provinciale vada nella direzione giusta. Purtroppo l’esecutivo Fugatti si sta abituando a questo genere di scelte estemporanee, così come l’accelerazione sulla riforma del turismo, calandola dall’alto. Si rischia di creare solo macerie perché questo è il momento meno adatto», sottolinea il sindaco Mucchi, che quindi aggiunge: «Cles, anche se non ha una ricettività in linea con l’antica tradizione turistica, ha invece da sempre una vocazione culturale e commerciale con servizi anche per il turismo, ed è questo che non si è voluto considerare. Così come si è ignorata la collocazione della borgata sulla direttrice stradale turisticamente rilevante tutto l’anno che collega la Val di Sole, e il suo importante bacino turistico, con la dorsale dell’Adige».

L’assessore comunale

«Che Cles sia o no turistica è una discussione che va avanti da decenni. Ciò che è evidente per tutti è che Cles è il centro delle valli del Noce e primo o poi tutti gli ospiti che soggiornano nelle valli di Non e di Sole un salto ce le fanno», precisa l'assessore comunale al turismo e commercio, Andrea Paternoster. Certo che guardando i dati sugli alberghi siamo lontani da quelli di qualche decennio fa. Oggi le strutture alberghiere sono due, l’albergo Cles e la più piccola “Antica trattoria”, con 2 agritur e 5 B&B. E’ invece forte, sempre di più, nel commercio con una dozzina di supermercati, e su questi la chiusura domenicale potrà va farsi sentire, ma Paternoster vede il bicchiere mezzo pieno. Tanto che aggiunge: «La legge consente 18 deroghe festive annue e nei mesi più turistici qualcosa si può recuperare».

I commercianti

Ieri nel capoluogo noneso era giorno di mercato, un appuntamento solitamente molto affollato anche di turisti. «Che Cles fosse fuori elenco dopo aver capito che non c’erano Trento e Rovereto per me non è stata una sorpresa», ci dice Marco Cattani, presidente del Consorzio Cles Iniziative che raccoglie la gran parte dei commercianti della borgata. Per Cattani il problema vero è un altro, la competenza provinciale per intervenire in questo campo.

«Mi chiedo che senso abbia chiudere i negozi a Trento e Rovereto quando è tutto aperto tanto nel Veneto quanto a Bolzano - sottolinea Cattani -. Non si risolve nulla perché la gente si sposta e il supermercato per trascorre la domenica al fresco d’estate o al caldo l’inverno la cercano da un’altra parte».

Quanto al merito della decisione della giunta provinciale del Trentino, Cattani come principio potrebbe dirsi «d’accordo per ciò che la chiusura domenicale significa per i lavoratori del commercio e le loro famiglie. Ma limitarsi a livello locale è sbagliato, non risolve nulla e rischia di fare danni, non certo trascurabili».

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