San Romedio invaso per la sagra nonesa 

In 1.500 alla camminata notturna e stimate oltre 2 mila presenze ieri al Santuario. Due quintali di trippe servite dai frati


di Giacomo Eccher


SAN ROMEDIO. Folla delle grandi occasioni, nonostante il giorno feriale, ieri a San Romedio per la tradizionale sagra dei nonesi con il santuario affollato fin dalle primissime ore della giorno ed un via vai continuo fino al pomeriggio avanzato nonostante lo stop alle auto. A garantire l’accesso, che molti hanno fatto a piedi approfittando della gradevolissima giornata di metà inverno, l’efficiente servizio navetta gratuito messo in campo dai tre comuni di Predaia, Sanzeno e Romeno che fanno corona all’eremo.

Due i momenti clou della festa, la messa delle nove con lo schieramento della compagnia dei Schützen val de Non (che hanno san Romedio nel loro stendardo) e ancora di più la messa delle 11 celebrata dall’arcivescovo Lauro Tisi con una partecipazione di centinaia di fedeli stipati non solo nelle due chiese (la Maggiore e San Michele) ma anche lungo tutta la scalinata che s’inerpica sulla roccia e nel chiosco d’ingresso.

Grande folla anche la vigilia (lunedì sera) per la Camminata nella notte da Sanzeno a San Romedio con oltre 1.500 persone, un serpentone illuminato da torce e fiaccole lungo oltre 400 metri.

«A San Romedio, ogni anno sempre più gente e sempre più devoti», ha detto il priore padre Giorgio Silvestri dando il benvenuto all’Arcivescovo, al Provinciale dei Frati conventuali di Padova, fra Giovanni Volcan, e alle autorità che, mescolate ai fedeli, hanno seguito la messa nella chiesa maggiore.

«Avevamo preparato 50.000 schede devozionali da compilare e lasciare alla tomba del Santo: sono terminate e le stiamo ristampando. Considerando che si stima che la scheda venga compilata da una visitatore su quattro mediamente, il conto delle presenze a San Romedio negli ultimi mesi è presto fatto», ha detto il religioso per documentare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, il grande richiamo religioso e turistico del caratteristico santuario noneso.

La celebrazione presieduta dall’Arcivescovo, con accanto sull’altare una dozzina di sacerdoti della valle, è iniziata puntualmente alle 11 con l’esecuzione da parte del Coro parrocchiale di Tassullo (maestro Mauro Dalpiaz) dell’inno a San Romedio “Lassù lontano dal mondo vano...” composto da mons Celestino Eccher: un canto solenne ed armonico che ben introduce la festa del Santo con l’orso. Orso, a proposito, che ieri forse sentendo la massiccia presenza di gente, ha fatto due volte capolino fuori dalla tana interrompendo il letargo che quest’anno, vista le temperature, evidentemente non è molto profondo. L’eremo è sinonimo di solitudine e di silenzio, ed è partito da questa considerazioni l’arcivescovo Tisi nell’omelia.

«Viviamo l’epoca della banda larga e dei collegamenti superveloci h24, ma il dramma più sentito e diffuso è la solitudine. Sembra una contraddizione ma è purtroppo la realtà perché manca la capacità di guardarsi dentro e rapportarsi agli altri. Ecco questo è il messaggio di San Romedio, il silenzio per capire e stessi e per scoprire così il bisogno, naturale e profondo, di aprirsi all’incontro con le persone».

Finita la messa (ma la cucina è andata avanti per tutta la giornata con oltre due quintali di trippe servite nella foresteria del santuario) i Frati hanno ospitato le autorità ed i sindaci del circondario nel consueto pranzo di San Romedio nella sala Thun del santuario. Tra gli ospiti della festa i presidenti dei consigli regionale e provinciale, Roberto Paccher e Walter Kaswalder, l’assessore provinciale Giulia Zanotelli, i consiglieri Ossanna e Demagri e l’ex senatore Franco Panizza.













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