Rio San Romedio latrina la rabbia dei pescatori 

Gilli: «Perseguire i responsabili, è l’inquinamento più grave mai subito in valle» I liquami sono arrivati a S. Giustina, ma è presto per un bilancio gli effetti nel lago


di Giacomo Eccher


SAN ROMEDIO. Anche ieri tutto il giorno, e andranno avanti anche oggi, i volontari dell'Associazione Pescatori Val di Non sono stati impegnati nel recupero di pesci morti, a centinaia, lungo l’alveo del San Romedio, dove nella mattinata di giovedì scorso si è registrato uno svasamento di liquami provenienti dall’alta Valle di Non, in particolare dalla zona di Cavareno. Le indagini della Forestale per risalire alle cause e alle responsabilità sono partite immediatamente con allertamento anche dei Vigili del Fuoco volontari, che con barriere nell'alveo hanno cercato di salvare il salvabile bloccando almeno le schiume nerastre. «Ma per l’inquinamento c’è stato ben poco da fare, l’intervento dei Vigili del fuoco ha limitato in parte l’effetto visivo ma il deflusso dei liquami dal Moscabio è arrivato al San Romedio e quindi al lago di Santa Giustina. E sugli effetti e il danno conseguente stiamo facendo i dovuti approfondimenti», si limita a dire l’ispettore forestale di Cles, Paolo Zorer, che ha disposto subito una serie di analisi sui pesci trovati morti lungo l’alveo dei due torrenti.

È presto per dire se ci saranno effetti negativi anche nel lago dove la massa d'acqua nerastra, che scorreva anche ieri mattina, si è mescolata con quella dello specchio lacustre, diluendosi. Per quanto riguarda le responsabilità nessuna indicazione precisa, ma il disastro sarebbe partito da una non definitia quantità di liquami finiti nel torrente Moscabio, l’affluente del rio San Romedio che score tra i territorio di Cavareno e Romeno lambendo zone dove si trovano grandi allevamenti di bestiame. La situazione ambientale del rio, grazie anche alla pioggia di questi giorni, sta migliorando ma anche ieri l’acqua nel torrente appariva torbida e nerastra, come dimostrano anche le foto qui sopra.

«Un danno enorme per la nostra associazione, ma ancora di più per l’immagine della valle e del suo ambiente, una situazione che diventa sempre più intollerabile», commenta Marco Gilli, presidente dell’Associazione Pescatori della Valle di Non. Gilli non entra nel merito delle responsabilità, confermando piena fiducia nella Forestale che sta facendo le verifiche del caso, ma preannuncia l’intenzione dell’associazione di costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale contro i responsabili dell’inquinamento che - afferma - è in assoluto il più grave mai subito, a suo ricordo, dai pescatori nella valle.

«Siamo in contatto per capire che cosa sia successo, convinti che finalmente stavolta le responsabilità vengano davvero individuate e perseguite. Ma non siamo tranquilli. Siamo stufi di dovere segnalare quasi ogni anno episodi di malcostume verso le acque pubbliche, come ad esempio lungo il torrente Pescara, senza mai avere una risposta sulle responsabilità e quindi interventi di prevenzione che siano efficaci davvero», conclude Gilli. Intanto i volontari dell’Associazione Pescatorio della valle di Non stanno controllando metro per metro le rive del San Romedio per raccogliere i pesci morti. Un danno enorme per la pesca, che sul rio era stata aperta appena qualche giorno fa.

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