Quel noneso che “sussurra ai cavalli” 

La “seconda vita” dell’assicuratore Marco Genetti nel podere di Malosco: «Ero depresso, mi hanno aiutato proprio loro»


di Giacomo Eccher


CAVARENO. Classe 1967, separato con due figli, Marco Genetti con i cavalli ha riscoperto, e riavviato, una seconda vita. Assicuratore di professione con solide radici a Fondo, adesso vive a Cavareno in casa della madre ma ogni attimo di tempo libero, e non solo quello, lo trascorre nel suo podere a Malosco, 4 mila mq ereditati dal padre, dove tiene un pony e sei cavalli di cui alcuni purosangue. «Sono cavalli da corsa a fine carriera - racconta - la loro sorte sarebbe stato il macello: qui rinascono in tutti i sensi giorno dopo giorno, riconquistando serenità dopo lo stress delle gare. Un percorso di vita che rispecchia quello degli uomini che, con la frenesia del quotidiano, a volte imboccano una strada verso la depressione, un malessere subdolo e pericoloso per la convivenza e la vita stessa delle persone».

Genetti in questo percorso in parte si rivede perché - afferma - è grazie proprio ai suoi cavalli che è riuscito a riavere serenità e a vincere il male che lo stava minando nel fisico e nell’anima, con ricadute sul lavoro e nei rapporti familiari. Dimagrito di 15 kg, un bel giorno ha notato che, incredibilmente, anche il suo cavallo, che pure accudiva tutti i giorni, sembrava condividere il suo malessere anche se aveva fieno e granaglie in abbondanza e un bel recinto dove muoversi: «Per me è stata una folgorazione, mi sono rispecchiato in lui e mi sono detto “qui siamo entrambi nei guai e dobbiamo aiutarci a vicenda ad uscirne”. Così è ripartita la mia risalita», afferma. Marco ha ripreso confidenza con il destriero, lo accarezzava, stava dei bei momenti accanto e pian piano ha visto che il cavallo riprendeva peso, il pelo lucentezza e gli occhi espressività. E lo stesso capitava a lui: stava meglio, decisamente meglio. Allora gli è venuta l’idea di attrezzare per i cavalli (che erano diventati due) un terreno di sua proprietà a Malosco, a poche centinaia di metri dalla chiesa lungo la ciclabile verso Fondo: «Il primo purosangue, destinato al macello, me lo ha regalato Christian Ghiotti della scuderia Borgo Andreina di Merano, e da allora ne sono arrivati altri. Ma non è questione di numeri: ogni cavallo deve sentirsi a suo agio e in rapporto di cordialità con il padrone anche se io non mi considero padrone ma amico».

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