Nome del nuovo Comune deciso da un referendum 

Verso la fusione. Per concludere l’iter Fondo, Castelfondo e Malosco devono sciogliere il nodo  della denominazione: la decisione sarà dei cittadini con una consultazione popolare in autunno


Giacomo Eccher


Alta val di non. Per portare a conclusione il processo di fusione a tre tra Fondo, Castelfondo e Malosco c’è da sciogliere il nodo della denominazione, e la soluzione arriverà dal referendum puntuale che verrà indetto probabilmente ad inizio autunno. La Regione, competente per materia, per bocca dell’assessore Claudio Cia, dopo quasi due anni di surplace, aveva dato tempo trenta giorni ai tre Comuni per concordare una denominazione che superi l’opposizione avviata dai Comuni di Romeno, Cavareno e Ronzone contrari all’uso del nome “Alta valle di Non” per un territorio che non comprendeva l’intera zona. Adesso il mese assegnato dalla Regione arriva a scadenza e i consigli comunali si stanno pronunciando.

I nomi scelti

Fondo e Castelfondo, con i rispettivi consigli comunali, hanno scelto due denominazioni diverse, rispettivamente “Borgo d’Anaunia” e “Castel Fondo Malosco”, e Malosco deciderà nei prossimi giorni. Stando così le cose, sulla scheda del referendum d’autunno gli elettori di Fondo, Castelfondo e Malosco dovranno scegliere tre le due opzioni e vincerà quella più votata. Non è previsto quorum e quindi la denominazione che uscirà vincente dalle urne anche se per un solo voto, qualunque essa sia, entrerà nel disegno di legge istitutivo Comune unico a tre che vedrà formalmente la luce il 1° gennaio 2020. Il dibattito, ancorché semplificato rispetto alla girandola di nomi avanzati nel corso delle ultima settimane, è però sempre caldo.

Le discussioni continuano

A Castelfondo, ad esempio, la minoranza che pure ha votato il nome proposto dal sindaco Oscar Piazzi (e passato all’unanimità) ha già dichiarato che al referendum faranno campagna per l’altra denominazione. Il motivo? «Qui diversamente da Fondo, dove il sindaco Daniele Graziadei, prima di convocare allo stesso scopo il consiglio comunale, si è incontrato con la propria minoranza, la maggioranza di Castelfondo ha preferito fare tutto da sola ed ha fatto la sua proposta (CastelFondoMalosco) senza coinvolgere i colleghi di minoranza, che pure rappresentano il 45% dell'elettorato e che, nei due referendum del 2016, sono risultati molto più in sintonia con il voto popolare», spiega il capogruppo di minoranza Luigi Marchetti. Ciò malgrado, la minoranza ha espresso sulla proposta il proprio voto favorevole, ma colla precisa motivazione, fatta mettere a verbale, che la cosa prioritaria era chiudere finalmente il percorso iniziato con i due referendum, appunto, del 2016. Il nome proposto dal sindaco (e poi votato…) veniva considerato «troppo lungo, troppo complicato, troppo banale».

“Corsa” a due

Dunque sulla scheda del nuovo referendum, ci saranno due nomi (Borgo d'Anaunia e CastelFondo-Malosco) con una scelta secca tra l'uno dei due. «Sarebbe stato diverso – spiega Marchetti – se i tre Comuni avessero invece presentato una sola proposta perché in quel caso in definitiva si sarebbe giocato tra un si o un no, e questo poteva poi prestarsi ad un giudizio politico sulla bontà (o la condivisione) della fusione decisa tre anni fa quando le condizioni erano molto diverse da oggi. Col rischio che un eventuale rigurgito di localismo esasperato potesse complicare di nuovo le cose». Ecco, anche per evitare questo potenziale pericolo, la minoranza di Castelfondo si è ben guardata dal contrastare la proposta della maggioranza e l'ha, invece, sostenuta. «Al referendum – conclude Marchetti - naturalmente, ognuno voterà come gli pare». Marchetti chiude con un ringraziamento all’assessore Cia. «Anche se, in consiglio, il nostro sindaco ha di fatto rivendicato a sé ed alla propria maggioranza il merito della fusione, sappiamo benissimo, tanto a Castelfondo quanto a Trento, che le cose non stanno così».













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