Musica e poesia per salutare Simone 

Sfruz, chiesa e piazza gremite per il funerale del ventiseienne portato via da una malattia. «Sapeva fare e creare amicizia»


di Giacomo Eccher


SFRUZ. Il lancio dei fiori bianchi e gialli del cuscino che abbracciava il feretro con le note struggenti di un canto ha salutato la salma di Simone Polli, lo sfortunato ventiseienne strappato alla vita da un male incurabile.

Ieri non solo la chiesa di Sant’Agata ma lo stesso paese con la sua grande piazza appariva troppo piccolo per contenere la massa di gente che, silenziosa e composta, ha seguito all’esterno il rito religioso perché la chiesa che era strapiena già un’ora prima del campanello d’inizio. Una fila interminabile di giovani, anziani, compaesani e dei centri vicini ha sfilato davanti alla bara bianca posata vicino all’altare, accanto ai genitori Maria Assunta e Gianni, in piedi nel primo banco accanto alla figlia Susanna e alla fidanzata Marika.

Dal coro, nell’attesa del celebrante, intanto usciva un coro gioioso di uno dei brani che Simone amava cantare con il suo gruppo, una sorta di colonna sonora che esaltava la commozione fino alle lacrime dei tanti amici accorsi per l’ultimo saluto. «In questi giorni avete capito che non siete soli. Simone non è caduto nel vuoto ma nelle braccia del suo Signore» - ha esordito il parroco don Raimondo rivolto ai genitori del ragazzo scomparso. La liturgia, e le letture per una precisa scelta condivisa con la famiglia e gli amici di Simone, è stata quella del tempo ordinario, quasi una scelta di normalità che ha casualmente abbracciato la parabola dei talenti. «Simone i suoi talenti li ha giocati fino in fondo anche se la sua vita è stata breve. Rimarrà il ricordo della sua innata capacità di fare e creare amicizia, un dono meraviglioso che non è di tutti. Per questo oggi siamo in tanti per ricordarlo e ringraziarlo dell'esempio che ci ha dato. Una testimonianza di vita che rimarrà viva nella nostra memoria, come vivo rimarrà il ricordo dell'eccezionale forza con cui ha vissuto la malattia» - ha detto don Raimondo nell’omelia. Ed ha aggiunto: «Non siamo padroni della nostra vita, la vita è una festa e la malattia non gli ha tolto la gioia del vivere, fino all’ultimo». Il parroco ha concluso citando una poesia che Paolo, un amico del giovane scomparso, ha affidato ai social con il ritornello di un dialogo in cui si rivolge all'amico che “ora è nell’infinito”. “Vivere è un’arte, e Simone seppure nella sua breve durata ha saputo viverla davvero come un’opera d’arte. Per questo nella memoria distribuita c'è solo una parola, arrivederci”.

Al termine del rito le brevi parole del papà Gianni che forse stupito dalla grande folla intervenuta ha ringraziato non senza commozione le tantissime testimonianze di affetto dimostrate per quel suo ragazzo così benvoluto e sfortunato.

Poi la bara di frassino chiaro è stata accompagnata nel silenzio lungo il breve scivolo che dal sagrato scende alla piazza, in mezzo alla gente. Davanti al carro funebre l’ultimo commosso brano in inglese con chitarra e violino -“Flat” dei Flogging Molly-, un addio straziante con tante lacrime e il lancio dei pochi unici fiori gialli e bianchi che i genitori avevano voluto per il funerale, preferendo indirizzare le offerte alla Lega contro i tumori, ultimo gesto di generosità del giovane scomparso.

Si è chiusa così la breve parabola di Simone Polli, ed il vuoto che lascia a Sfruz, ma non solo, si farà sentire a lungo e in profondità. Mentre la salma se ne andava per l’ultimo viaggio la gente è rimasta ancora in silenzio, poi è scoppiato un applauso spontaneo, liberatore per dire che la vita continua. Anche se la comunità di Sfruz, e non solo quella, da ieri è certamente più povera.















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