Lettera di denuncia di un operaio agricolo della Val di Non 

«Impossibile sopravvivere con 200 euro al mese»

Val di non. La difficoltà è la sopravvivenza! Si intitola così la lettera al Trentino arrivata dall’Alta valle di Non in cui si racconta, in prima persona, la vicenda di un operaio agricolo dell’opule...



Val di non. La difficoltà è la sopravvivenza! Si intitola così la lettera al Trentino arrivata dall’Alta valle di Non in cui si racconta, in prima persona, la vicenda di un operaio agricolo dell’opulenta valle delle mele con le difficoltà non solo di far quadrare in qualche modo un bilancio mensile di pura sussistenza ma addirittura di riuscire a mangiare. Ma ecco il testo. “Sono un operaio agricolo della valle di Non. Il nostro lavoro, detto ‘socialmente utile’, si svolge nel periodo primaverile ed estivo quindi spalmato su un periodo dai 5 ai 6 mesi. Durante il restante periodo invernale ed autunnale entriamo in cassa integrazione che viene pagata nel successivo anno lavorativo.

Nei mesi di pausa siamo costretti a chiedere aiuto tramite i Patronati per poter sopravvivere con domande e carte da presentare alla Provincia o all’Inps per il reddito di cittadinanza (Rdc). Fin qui tutto nella normalità, ma non sono pochi i casi in cui il Rdc non è sufficiente neppure per il mantenimento di un animale quando, come nel caso di chi scrive, si aggira a soli 200 euro mensili! Non mancano però cittadini, e colleghi, meno sfortunati che riescono ad avere sia il Rdc sia gli altri aiuti, ma io purtroppo non sono tra questi. Evidentemente ci sono quindi cittadini di serie A e cittadini di serie B, e per esperienza diretta è molto difficile passare da una all’altra categoria. Io ad esempio ho cercato in tutte le modalità possibili di avere un altro piccolo sostegno in questi mesi di forzata assenza dal lavoro, ma ho trovato tutte porte chiuse …. avendo l’impressione di esser considerato un poveraccio, o un mendicante. La dignità della persona, infatti, sta anche nella possibilità di avere un minimo di denaro, senza scomodare il detto latino ‘Homo sine pecunia imago mortis’ (l’uomo senza denaro è l’immagine della morte).

Un piccolo spiraglio è stato il ‘buono alimentazione’: è servito a qualcosa, ma resta la precarietà assoluta e una fitta nebbia sull’immediato futuro, con tutti i dubbi ed i pensieri funerei che questo periodo di pandemia ci porta dentro. Non voglio accusare nessuno, ma con questa lettera intendo testimoniare una realtà che è presente anche nella nostra valle e sfidare chiunque a sopravvivere qui con 200 euro al mese! Tutto questo con la beffa di essere additati, noi stagionali, di svolgere un lavoro importante per tutti, quello del mantenimento del territorio e quindi di un’immagine di valle che viene proposta come una cartolina: senza far capire che cosa ci sta dietro”. G.E.















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