Guglielmi: «La Val di Non non è un’area ladina»

Val di non. L’assessore regionale Claudio Cia, che ieri sera era a Cloz per partecipare all’incontro organizzato da Retia proprio su questo tema, è convinto che la minoranza nonesa ladina vada...



Val di non. L’assessore regionale Claudio Cia, che ieri sera era a Cloz per partecipare all’incontro organizzato da Retia proprio su questo tema, è convinto che la minoranza nonesa ladina vada riconosciuta e che per superare gli ostacoli che fino ad ora l’hanno impedita serve “un’azione corale”. “In questo momento storico - dichiara - è di vitale importanza stringere i pugni per continuare questa lotta, per conservare la storia, la lingua, i costumi di una valle e soprattutto per rafforzare la nostra Autonomia. Tra i pregi di tale riconoscimento, è da sottolineare come una minoranza linguistica di 40 mila persone (se ai ladini della Val di Fassa e alle altre minoranze si sommassero anche i nonesi-solandri) potrebbe rafforzare ulteriormente la nostra Autonomia, che trova una importante base d’appoggio nella presenza di minoranze linguistiche».

Ma Cia (e tutti coloro che la pensano come lui) trova proprio in un fassano un contestatore della ladinità nonesa. Luca Guglielmi scrive un lungo intervento per argomentare la sua posizione, iniziando col dire che in Trentino non si applica d’imperio la legge dello Stato secondo cui una minoranza linguistica va riconosciuto se almeno il 15% della popolazione si dichiara ad essa appartenente, essendo questa una materia di competenza della Provincia. Poi passa alla storia e all’origine del termine Ladinia con cui si indicano “sia la regione storico-geografica delle quattro valli dolomitiche ladine disposte intorno al gruppo del Sella, sia quella di Cortina d'Ampezzo. Se è anche vero che le valli di Non e Sole a suo tempo facevano parte della Rezia, provincia dell'Impero romano nella quale si parlava una sorta ladino primordiale, è anche vero che nell’accezione più comune di questa minoranza linguistica, il termine ladino esclude tutte le altre zone a parlata ladina/retoromanza, come per esempio quella del Bellunese e del Friuli; è evidente perciò che l’idioma ladino non possa essere ricondotto, in questa accezione, alle valli di Non e Sole”. Guglielmi sottolinea quindi la differente percentuale di popolazione che si è dichiarata ladina nel censimento 2011: in Val di Fassa l’81% con picchi vicini al 90%; in area mochena l’89%; in area cimbra l’85%; in val di Non il 25%. Un dato quest’ultimo “sicuramente buono ed incoraggiante, anche grazie allo stimabile lavoro dell’Associazione Nonesa Ladina Rezia”, ma “non sufficiente, al netto della legge 482, nel voler rivendicare diritti e tutele di una minoranza linguistica. Una lingua deve essere parlata ed usata dalla maggior parte della popolazione nel territorio nella quale insiste per essere riconosciuta come di minoranza all’interno di un territorio più ampio come per esempio quello provinciale; difficile risulta riconoscere una lingua di minoranza, quando è essa stessa minoranza nel territorio dove dovrebbe essere usata per la maggiore”.













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