«Castelfondo ha sprecato i suoi ultimi 3 anni di vita» 

Il commiato amaro della minoranza. A pochi giorni dalla nascita di Borgo d’Anaunia i 4 consiglieri rinfacciano all’amministrazione di non aver preparato il terreno per il passaggio


Giacomo Eccher


Castelfondo. Con il primo gennaio 2020 prenderà vita il Comune di Borgo d'Anaunia, chiudendo un percorso iniziato nel 2016 e scandito da ben tre referendum popolari. Con l’arrivo del commissario straordinario Massimo Fasanelli cesserà l’attività del sindaco e del consiglieri: tra soddisfazioni e molto rammarico, almeno a quanto scrive il gruppo di minoranza, che non perde l’occasione di un’ultima critica all’operato dell’amministrazione uscente: «Se l'esito elettorale fosse stato diverso, noi avremmo coinvolto l'altra lista nell'amministrazione del Comune, ma chi ha vinto ha preferito fare tutto da solo, come se gli ultimi 40 anni non avessero insegnato niente a nessuno: di conseguenza la minoranza, che pure rappresenta il 45% della popolazione, non è mai stata coinvolta nelle scelte, ma sempre messa davanti al fatto compiuto, e allo stesso incontro con la giunta provinciale del 6 dicembre nessuno si è sognato d'invitarla».

Nonostante tutto - scrivono i consiglieri Angelo Bignami, Veronica Genetti, Pierluigi Ianes e Luigi Marchetti - non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno alle proposte della maggioranza, votando perfino il nome da essa indicato per il nuovo Comune (Castelfondo- Fondo-Malosco), pur consapevoli che avrebbe lasciato il tempo che trovava. Quanto al nuovo Comune, purtroppo, non ci si arriva nelle condizioni migliori, come sarebbe stato possibile se i tre Comuni di partenza avessero meglio collaborato tra di loro. «In questi ultimi tre anni ci sarebbe stato, infatti, tutto il tempo materiale per predisporre con calma la fusione, stendendo una bozza di statuto, cominciando ad uniformare i vari regolamenti, istituendo un consorzio di segreteria ed uno per l'ufficio tecnico (nel 2019 Castelfondo ha avuto 5 diversi segretari comunali!)».

Nulla di questo, però, è stato fatto, colla speranza, neanche tanto segreta, che, malgrado i due referendum del 2016, tutto restasse come prima. «Tanto che in molte occasioni, quando si è tentata qualche riunione congiunta, Castelfondo si è trovato rappresentato dalla sola minoranza, e ora non è detto che lo statuto deliberato dal nuovo Consiglio potrà tutelare Castelfondo e Malosco con la stessa efficacia che avrebbe potuto avere uno statuto condiviso tra i tre Comuni prima di essere fusi». In compenso si sono adottati provvedimenti, come il nuovo Piano Regolatore, che, a giudizio della minoranza, sarebbe stato più opportuno rimettere al nuovo Comune: non è concepibile, infatti, che quest'ultimo possa procedere a lungo con tre piani regolatori diversi, o con tre regolamenti cimiteriali differenti, o con altre disposizioni a pelle di leopardo. «Ci auguriamo, perciò, che i nuovi amministratori, che saranno eletti il 3 maggio 2020, sappiano essere all'altezza della realtà che li aspetta e non siano invece nostalgici paladini di un campanilismo desueto, non più al passo coi tempi».













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