Castel Belasi riapre al pubblico dopo vent’anni di lavori 

Da sabato prossimo. L’evento di inaugurazione sarà una mostra curata da Marcello Nebl Oscar Pedò: «Ora dobbiamo capire come valorizzare i tanti e ampi, ma vuoti, spazi del maniero»  


Fabrizio Brida


Campodenno. Castel Belasi sta per riaprire, finalmente, i portoni al pubblico. Dopo quasi 20 anni di lavori di restauro voluti e sostenuti con forza dal Comune, in concerto con la Provincia di Trento e il Consorzio Bim dell’Adige, il maniero di Campodenno, inserito in uno splendido anfiteatro naturale fatto di aspri monti e colline ricoperte di meleti, a partire da sabato prossimo sarà accessibile e visitabile. Ad inaugurare alle 17.30 questa “nuova era” per Castel Belasi sarà la mostra “Contemporaneamente a Castel Belasi”, evento espositivo originale curato dallo storico dell’arte Marcello Nebl, in cui le arcigne architetture del castello trecentesco e i suoi grandi spazi ricchi di fascino e storia vengono esaltati dai forti contrasti creati dall’arte contemporanea.

Dieci artisti

Terminati i lavori del quarto lotto, nelle sale del primo e secondo piano e nell’avvolto del piano terra il castello si apre dunque alle opere di dieci artisti di fama internazionale: i trentini Federico Lanaro, Bruno Fantelli, David Aaron Angeli, Aldo Valentinelli e Pietro Weber, il sudtirolese Willy Verginer, il marchigiano Simone Pellegrini, i piemontesi Luigi Stoisa e Marcovinicio, lo scozzese Andrew Gilbert.

Castel Belasi rappresenta un punto di riferimento e un valore identitario per tutto il territorio di Campodenno e della bassa Val di Non. La sua apertura è il primo passo di un percorso di rinascita e di valorizzazione che contribuirà a favorire uno sviluppo del territorio, sia culturale che turistico.

In memoria di Negri

Una delle sale principali, poi, sarà dedicata alla memoria del compianto dottor Giuseppe Negri, che fu presidente del Bim dell’Adige.

La destinazione

«Abbiamo aperto un dialogo con la Provincia e l’Apt per capire quale destinazione dare ora al castello, in particolare per quanto riguarda la sua gestione, perché il Comune non è strutturato per farlo in autonomia – spiega il vicesindaco di Campodenno Oscar Pedò che, insieme al suo predecessore Ivano Pezzi, ha seguito le varie fasi del restauro –. Un’idea potrebbe essere di creare una fondazione, l’intento è comunque di trovare una formula per far vivere al meglio il castello. Potranno esserci una parte espositiva permanente e una in evoluzione, si potranno ospitare catering, convegni, grandi eventi. Castel Belasi può essere davvero il contenitore di tanti contenuti diversi, la sua cornice si presta a molti argomenti: arte, fotografia, cultura, sport».

Gli ambienti di Castel Belasi sono infatti tanti e ampi. Ma anche vuoti. Le potenzialità e le possibilità sono infinite. «Grazie agli ampi spazi privi di arredo, con i molteplici contenuti che può ospitare – prosegue il vicesindaco – il maniero è un potenziale volano per il futuro e lo sviluppo della comunità che lo circonda, la quale dovrà essere protagonista, non solo spettatrice. Un cantiere così complesso, in cui si sono susseguiti tanti lotti d’intervento e più amministrazioni, non è semplice da portare avanti. Credo che il risultato per chi verrà a visitare il castello sarà di grande effetto».













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