L’inchiesta

‘Ndrangheta nel porfido, diventa definitiva la prima condanna del processo Perfido

La Cassazione ha respinto il ricorso di Saverio Arfuso, primo condannato per mafia in Trentino



TRENTO. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della difesa di Saverio Arfuso, condannato in appello un anno fa nel processo Perfido sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore del porfido trentino. La sentenza diventa così definitiva. 

Un anno fa la Corte d'Assise d’appello di Trento aveva confermato la condanna per Arfuso, 50 anni, calabrese di Cardeto, che, secondo l'accusa aveva un ruolo apicale negli interessi della 'ndrangheta nei comuni di Albiano e Lona-Lases, in val di Cembra.
Arfuso - primo condannato per mafia in Trentino - in primo grado aveva ricevuto 10 anni e 10 mesi di reclusione per associazione mafiosa oltre al reato di riduzione in schiavitù. In appello la pena era scesa a 8 anni, 20 mesi e 10 giorni di reclusione, ma non per effetto di una diminuzione bensì per un errore di computo delle aggravanti rispetto al primo grado.
Riconosciuti anche 30.000 euro di risarcimento alle persone offese, cioè i tre lavoratori cinesi ridotti in schiavitù nelle cave di porfido, e 10.000 euro per ciascuno degli enti e delle istituzioni costituitesi parti civili.













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