Morte di Bruno Bonaldi, nuova perizia 

Il giudice Pappalardo accoglie per la terza volta l’opposizione alla richiesta di archiviazione. L’ex campione morì cinque anni fa scontrandosi in bicicletta, durante un allenamento, contro un furgone condotto da un turista germanico che avrebbe invaso la corsia opposta


Mario Bertoldi


BOLZANO. Il giudice Andrea Pappalardo ha accolto per la terza volta l’opposizione della famiglia di Bruno Bonaldi (l'ex campione di sci nordico e marito di Maria Canins) deceduto in un incidente stradale avvenuto nell’estate di cinque anni fa nella zona di San Cassiano in Alta Badia mentre stava completando il consueto giro d’allenamento con la bici da corsa.

La famiglia, patrocinata in giudizio dall'avvocato Nicola Nettis, ha ottenuto una nuova perizia in grado di ricostruire la dinamica dell’incidente. Come si ricorderà l'ex campione (che era anche un grande appassionato di ciclismo) fu coinvolto nel sinistro mortale nella zona di San Cassiano. Arrivato a meno di 400 metri dal centro abitato, Bonaldi - che aveva 72 anni - si scontrò contro un furgone condotto da un cittadino tedesco che viaggiava in direzione opposta. Di fatto Bonaldi, che procedeva in discesa a velocità sostenuta, si schiantò contro un finestrino del furgone rimanendo ucciso praticamente sul colpo.

La dinamica dell'incidente venne ricostruita dai carabinieri che effettuarono i rilievi di legge. Il consulente della Procura arrivò poi a concludere un proprio elaborato sostenendo che non vi fosse responsabilità di terzi. Sulla base di quella ricostruzione la Procura della Repubblica in un primo momento chiese l’archiviazione del procedimento penale avviato per omicidio colposo a carico dell'automobilista germanico che era alla guida del furgone.

La famiglia Bonaldi (parte lesa nel procedimento) si era però subito opposta (con tre consulenti specializzati) ottenendo che si procedesse con una perizia cinematica, sino a quel momento evitata. Venne anche depositata una consulenza di parte curata dall'ingegner Nicola Dinon (per conto della famiglia Bonaldi) nella quale fu evidenziato che vi sarebbe stato un concorso di responsabilità da parte dell'automobilista alla guida del mezzo contro il quale andò a schiantarsi il ciclista. In sostanza emerse che la vettura avrebbe invaso parzialmente la corsia opposta di pertinenza del ciclista.

L'automobilista germanico coinvolto nel sinistro avrebbe affrontato la curva eccessivamente verso il centro della carreggiata. Il perito parla di «errata impostazione di traiettoria in curva». Secondo questa ricostruzione, dunque, il furgone avrebbe invaso parzialmente opposta.

La perizia cinematica, in seguito disposta, è stata ora annullata per un errore di notifica, nel seno che i consulenti della famiglia Bonaldi non erano stati correttamente avvisati della perizia. Un errore che minò ovviamente il diritto al contraddittorio nel corso nelle fasi peritali. Ieri, di fronte alla nuova opposizione esercitata dall’avvocato Nicola Nettis, il giudice ha provveduto a disporre la ripetizione della perizia (ovviamente alla presenza anche dei consulenti della difesa) disponendo che il relativo elaborato venga consegnato entro il 31 dicembre prossimo.

L’inchiesta, come già accennato, è in effetti aperta ormai da quasi cinque anni ed il giudice Pappalardo ha avvertito la necessità di stringer un po’ i tempi. Per il momento l'automobilista germanico resta formalmente indagato per omicidio colposo. Dovranno essere vagliate dal giudice anche le testimonianze dirette di alcuni automobilisti in transito al momento del sinistro. L'incidente, però, avvenne in curva, dunque con una visuale per forza di cose limitata da parte di chi si trovava dietro il furgone dell'indagato.

Per il momento, al di là delle valutazioni penali, l’assicurazione dell’automobilista germanico non ha ancora pagato un centesimo. Sono però ancora in corso trattative per un possibile accordo in grado di evitare una causa civile. «Noi abbiamo ancora la disponibilità della bicicletta coinvolta nell’incidente - rivela l’avvocato Nettis - e chiederemo che la prossima ricostruzione sia effettuata non utilizzando fotografie ma proprio utilizzando il mezzo anche disponibile».













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