giovani protagonisti

Marco Grigolli e la cura maniacale per il vino: “Punto ai premi internazionali”

Ventinovenne di Mori, è un figlio d’arte e testimone di una dinastia di vignaioli che fonda le proprie radici nel diciassettesimo secolo


Carlo Bridi


MORI. La storia che raccontiamo oggi è quella di un giovane che si considera nato in azienda e che non ha mai avuto dubbi che avrebbe fatto le scuole della Fem per diventare enotecnico.

Ma non solo si è posto come obiettivo principale della sua vita professionale quello di arrivare al top della qualità: il suo sogno è quello di ottenere riconoscimenti importanti a livello nazionale e internazionale per i propri vini fatti con cura maniacale.

Parliamo di Marco Grigolli, 29 anni di Mori, figlio d’arte e testimone di una dinastia di vignaioli che fonda le proprie radici nel diciassettesimo secolo. Come detto, Marco si è diplomato enotecnico all’Istituto Agrario e quindi si è subito inserito nell’azienda di famiglia. Dopo i primi anni come collaboratore nel 2016 ha costituito una società agricola semplice con papa Bruno e mamma Giovanna.

Marco conduce assieme al papà un’azienda viticola di 5 ettari nel comune di Mori e l’uva prodotta in due ettari quelli posti in pendenza sopra il paese di Mori Vecio, viene incantinata, lavorata e commercializzata in proprio.

Il resto dell’uva, quella prodotta in fondo valle viene conferita alla Cantina sociale di Mori.

Ed è abbastanza soddisfatto delle liquidazioni della cantina. Con le uve dei due ettari produce complessivamente 15 mila bottiglie di vino bordolese all’anno, con grande attenzione ai rossi di collina. Le varietà coltivate in ordine decrescente sono: il Cabernet Sauvignon un vitigno molto esigente che dà ottimi risultati se coltivato nelle zone vocate a questa coltura ovviamente fuori dal fondo valle, precisa Marco.

A seguire il Cabernet Franch, lo Chardonnay che serve come base per lo spumante Trentodoc, che sta affinando in cantina e che metterà sul mercato il prossimo anno come millesimato. Seguono il Merlot, e il Traminer aromatico, vino anche questo che ha trovato il suo habitat ideale nei terrazzamenti coltivate come detto sopra il paese di Mori Vecio.

Certo, precisa Marco, produrre su questi terreni è molto più costoso che produrre in fondo valle perché tutte le operazioni agronomiche devono essere fatte a mano. Per questo si trovano anche dei terrazzi abbandonati che Marco con il papà Bruno pazientemente recuperano a vigneto.  

Nel 2016 Marco ha chiesto ed ottenuto il premio d’insediamento con il quale ha potuto comprare altri terreni da bonificare e attrezzature agricole compreso un atomizzatore con spruzzatori anti deriva.

Fra i progetti futuri di Marco c’è quello di sviluppare sempre più la coltivazione delle viti sui terrazzamenti disponibili in zone marginali provvedendo così al recupero di terreni incolti ma anche di piantare le viti in collina all’inizio della Valle di Gresta dove la famiglia ha comperato un terreno abbandonato con al centro un rudere in località Pipel ad un’altitudine media di 400 metri dove intende fare impianti sia di vitigni a bacca rossa che a bacca bianca sempre nel segno dell’alta qualità.

Questo suo impegno sul fronte della qualità viene premiato anche dal prezzo le sue bottiglie di vino bordolesi vengono vendute in enoteca (il punto principale di sbocco), a una media di 28 euro a bottiglia.

Come accennato, il suo sogno nel cassetto è quello di piazzare i suoi vini al top dei riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Il suo mercato principale è quello trentino per cui spera in un bell’inverno pieno di neve che faccia arrivare i turisti grandi estimatori dei suoi prodotti. Ma una modesta quantità prende anche la strada dell’estero: Stati Uniti, Francia, Svizzera e Germania oltre alle altre regioni italiane del centro nord.  

La vendemmia non è certo stata come quella degli ultimi due anni dove abbiamo avuto dei rossi eccezionali a causa del clima, la buccia degli acini era molto sottile quindi di facile rottura con conseguenti malattie funginee.

Chiediamo a questo punto a Marco se è pentito della scelta: “Assolutamente no – è la risposta –  anche se non mancano i momenti di sconforto, non tornerei indietro per nessuna cosa al mondo”.

E i suoi rapporti con l’ambiente? “Visto che dipendiamo dall’ambiente per il 100% del nostro lavoro – prosegue – l’attenzione non può che essere massima. Per questo anche nella difesa dalle malattie della vite usiamo prevalentemente rame e zolfo, nei due anni passati è stato sufficiente, quest’anno la stagione è stata diversa e siamo dovuti intervenire con prodotti di sintesi anche perché fare i trattamenti a mano è molto impegnativo. Quello dell’eccessiva acclività dei terreni è anche la ragione principale che ci impedisce di passare al biologico”.

Grigolli è impegnato anche nel sociale come membro del Corpo Vigili del Fuoco di Mori. Oltre che nelle varie associazioni di volontariato locale che puntano a vivacizzare la vita della borgata è componente del Cda dell’associazione vignaioli indipendenti del Trentino. Mori è ancora una borgata molto agricola, vi sono una quarantina di giovani a tempo pieno sotto i 40 anni.  













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