Tutti bene in casa di riposo  ma manca materiale medico 

L’appello. All’Apsp di Lavis si ritengono fortunati, l’epidemia non li ha ancora toccati. Tuttavia il presidente Giovannini è preoccupato: «Mascherine, tute, disinfettanti hanno prezzi esorbitanti»


DANIELE ERLER


Lavis. Per far fronte all’emergenza legata al coronavirus, ci sono delle donne, con esperienza da sarta, che si sono messe a cucire della mascherine in cotone. Le stanno regalando alla casa di riposo di Lavis. Non saranno equivalenti a quelle chirurgiche, ma possono contribuire in una situazione di particolare emergenza. Anche perché in varie zone del Trentino proprio le case di riposo si sono trasformate in piccoli focolai dell’epidemia. Al momento, per fortuna, non è così a Lavis. Il presidente Alberto Giovannini spiega che la situazione è comunque complicata, soprattutto per il personale che non può più affidarsi al contributo dei volontari. E poi c’è la necessità di altro materiale sanitario. Per questo, la casa di riposo ha fatto appello alla generosità dei cittadini. Si può donare all’iban IT62 J 03599 01800 0000 0013 8984, intestato all’A.p.s.p. Giovanni Endrizzi di Lavis, con causale “Coronavirus”.

Giovannini, innanzitutto com’è la situazione alla casa di riposo di Lavis?

Partiamo da una buona notizia: al momento non abbiamo nessun caso di coronavirus. Abbiamo messo in campo una serie di accorgimenti per bloccare gli ingressi. Abbiamo chiesto ai dipendenti la massima attenzione nei loro rapporti fuori dalla casa di riposo e di segnalare qualsiasi possibilità, anche remota, di contagio. Non siamo certi che sarà sufficiente: di sicuro anche le altre case di riposo erano state attente. Però finora, toccando ferro, ci è andata bene.

E intanto la vita all’interno della struttura continua.

Sì, anche l’attività dell’animazione è comunque presente: stiamo facendo il massimo che possiamo fare. Anzi, vi prego, lasciatemi ringraziare pubblicamente tutto il personale che si sta impegnando al massimo. Oltre all’assistenza, cercano di fare compagnia agli anziani. Dobbiamo fare i conti con la mancanza dei volontari e del personale del servizio civile. Ma era inevitabile: la situazione lo richiede, dobbiamo evitare in qualsiasi modo di far entrare questo virus in casa di riposo. Perché sappiamo che i nostri anziani sono fragilissimi. I sacrifici che stiamo facendo, sia noi sia i familiari, sono tutti a fin di bene.

A proposito, gli anziani come vivono questa situazione?

In realtà nella casa di riposo, fra i residenti, il clima è molto sereno. Non c’è tensione e non c’è apprensione. Siamo forse più noi in difficoltà, anche perché guardiamo i telegiornali e seguiamo minuto dopo minuto le statistiche dei malati. E ovviamente gli operatori vivono la tensione, perché sentono la loro responsabilità. Ma fra gli anziani c’è un clima di serenità e questo è positivo.

Anche perché si tengono comunque in contatto con i familiari grazie alle videochiamate.

Sì, i parenti hanno tutti il numero di telefono delle responsabili dei piani e dei reparti. Grazie agli smartphone si cerca di ristabilire i contatti, anche se virtuali. In questo la tecnologia ci viene in aiuto. Anche le animatrici fanno più foto e più video da inviare a casa.

Ora avete avviato una raccolta di fondi. Di cosa avete bisogno?

Come tutti, siamo costantemente alla ricerca di materiale medico: mascherine, disinfettanti, tute e attrezzature varie. È tutto materiale che non si trova o che si trova a prezzi esorbitanti. Purtroppo, è la legge del mercato: i prezzi si alzano quando l’offerta è poca e la domanda tanta. Questa emergenza ci sta toccando anche al punto di vista finanziario.













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