Tanta curiosità per pietanze contadine e vestiti a uncinetto

Lasino. Anche per la settima edizione del “Festival dell’etnografia del Trentino” il Museo della “Dòna de ‘sti anni” non è mancato all’importante appuntamento, che vede partecipare le diverse realtà...



Lasino. Anche per la settima edizione del “Festival dell’etnografia del Trentino” il Museo della “Dòna de ‘sti anni” non è mancato all’importante appuntamento, che vede partecipare le diverse realtà piccolo - museali, che caratterizzano un’intensa attività culturale nelle valli trentine fondamentale anche per lo sviluppo turistico nell’ottica di rilanciare l’importante rapporto fra storia e territorio. Come nelle precedenti edizioni anche nell’ultimo weekend c’è stata una significativa affluenza di pubblico, che ha quanto meno appagato gli sforzi e l’impegno volontaristico di quelle centinaia di persone, che dedicano tempo e fatica per mantenere vivo l’interesse per gli usi e costumi della tradizione trentina. La novità del tema di quest’anno ha spinto i volontari del Museo di Lasino ha portare a S. Michele qualcosa di nuovo, in particolare i lavori femminili di tempo, che occupavano buona parte delle giornate lavorative delle donne.

L’idea si è incentrata in particolare sull’abbigliamento intimo: difatti nei locali del Museo, grazie alla disponibilità di molte persone di Lasino, si sono potuti raccogliere molti capi di vestiario originali, che avevano permesso nei mesi scorsi di predisporre una mostra dal titolo singolare “Vestiti, pizi e zolini”. Un’altra particolarità che si è sempre accompagnata all’esposizione di San Michele ha riguardato la realizzazione di alcuni lavoretti, che hanno incuriosito i visitatori presenti: innanzitutto dei lavori ad uncinetto per il confezionamento di alcune presine per la cucina, dei rattoppi con l’uso di una vecchia macchina da cucire e soprattutto la preparazione di qualche frugale pietanza contadina, che veniva preparata e servita in vari modi. Si tratta delle "taiadèle”, ovviamente fatte in casa mediante l’amalgama di semplici ingredienti (sale, acqua e farina); al fine del rispetto di un’economia all’osso in rarissime circostanze si arricchiva l’impasto con l’aggiunta dell’uovo, come ad esempio per il pranzo della “sagra paesana”.

Anche riguardo alla tipologia si usava un registro diverso: quelle in brodo o meglio in aggiunta al “minestron de pizi” per il pasto serale erano più strette rispetto a quelle condite al ragù per il pasto di mezzogiorno alla domenica. Dopo che erano state tagliate venivano stese sul “tabion” in modo che si asciugassero, evitando così attorcigliarsi le une alle altre. Delle semplici e antiche ricette, che manifestano ancora il loro fascino, suscitando una piacevole curiosità. M.B.













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