Sulla montagna di corteccia la Natività che ricorda Vaia 

Natale alla Vender Legnami. Sul cumulo di scarti nel piazzale della segheria di Mezzocorona una capanna illuminata e dentro le statue di legno intagliato dai nonesi Fausto Iob e Livio Recla


Giacomo Eccher


Mezzocorona. Una capanna illuminata nella notte su una montagna di cortecce di alberi abbattuti dalla tempesta Vaia e come culla la ceppaia di un grosso abete sradicato arrivato dalla Vigolana le cui radici fanno da sfondo al bambino Gesù. Parliamo della Natività che da qualche giorno è visibile da tutta la Piana Rotaliana in cima ad una vera “quasi” montagna di cortecce nei piazzali della Vender Legnami, una delle segherie maggiori del Trentino che da poco ha compiuto 70 anni di attività.

Fondata da Vito Vender, 92 anni, oriundo di Rumo in val di Non, ora è guidata dal figlio Moreno. «Come famiglia volevamo ricordare a Natale un’annata particolare per il mondo del legno così profondamente segnata dalla tempesta Vaia. Da qui l’idea di realizzare una Natività sulla montagna di cortecce di alberi arrivati dai boschi devastati dal maltempo di fine ottobre 2018» - ci racconta Moreno Vender. La capanna di legno è stata realizzata da operai della segheria, mentre le statue a grandezza naturale sono state scolpite da due virtuosi di motosega e scalpello, Fausto Iob di Cunevo, custode forestale di Predaia, e Livio Recla di Smarano, operaio comunale a Sanzeno. Due hobbysti a tutto tondo con una grande passione per lavorare i tronchi da cui ricavano animali, attrezzi e volti che lungo i sentieri abbelliscono i boschi del Roén.

«Volevamo una Natività per ricordare da una parte lo scempio provocato poco più di un anno fa dalla tempesta e dall’altra significare la rinascita del bosco grazie al lavoro di boscaioli e segherie» - afferma Vender. E così, vedendo alzarsi di giorno in giorno l’enorme cumulo di cortecce dai tronchi lavorati nell’impianto, ha pensato ad ambientare sulla vetta una scena natalizia. Iob ha colto al balzo l’occasione e spalleggiato da Recla ha immaginato il bambinello appoggiato su una ceppaia sradicata a mo’ di culla con accanto in grandezza naturale le statue di San Giuseppe e la Madonna, il bue e l’asinello. «Vaia per il Trentino, e non solo, è stata una devastazione con milioni di alberi abbattuti e interi boschi prima da bonificare e poi da far ricrescere. Gli alberi caduti li ricorda la montagna di cortecce, mentre nella ceppaia c’è la speranza e la rinascita: Gesù Bambino che su un tronco divelto è il segnale della vita che continua e rinasce dopo la tragedia» - commenta Iob particolarmente orgoglioso di questa iniziativa e per il messaggio che vuole comunicare.

Iob è un vero amante della natura ed è noto in valle di Non anche per essere il custode dell’orso di San Romedio, che rifocilla e visita quasi ogni giorno nella angusta e umida tana dove il plantigrado sta svernando. È anche un vero virtuoso della motosega che usa quasi con la grazia di un pennello per creare le sue opere cesellando il legno con una maestria acquisita fin da ragazzino. La stessa passione di Livio Recla, che le statue della Madonna e San Giuseppe della Natività di Vaia le ha rifinite nei dettagli con una cura particolare per il piccolo Gesù. «Peccato che da lontano non si possano vedere i particolari e cogliere nel profondo il messaggio che questa Natività vuole dare» - dice Recla che sabato, con Iob e la famiglia Vender, ha posizionato con delicatezza il bambinello sulla ceppaia. Ma se i particolari non si vedono il messaggio invece sì, e anche da molto lontano.













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