DEMOGRAFIA

Il Trentino invecchia: 150 anziani ogni 100 giovani

Squilibrio tra generazioni con drastica riduzione dei giovani



TRENTO. In Trentino ci sono 150 anziani ogni 100 giovani (nel 1986 erano 86): in tre lustri, l'età media è salita di 3 anni. I nati si sono ridotti di quasi un quinto (-18%), gli ultra 80enni sono quasi raddoppiati (+89%) e, a breve, celibi e nubili supereranno le coppie. Sono solo alcuni dei dati contenuti in «Crescere in Trentino. Rapporto biennale sullo stato di attuazione del sistema integrato delle politiche giovanili», approvato dalla Giunta.

L'allarme demografico riguarda lo squilibrio tra le generazioni con la drastica riduzione dei giovani. Un fenomeno che interessa tutto il vecchio continente e non vi si sottrae neanche la nostra provincia: a inizio 2018 in Trentino risiedevano 94.978 minorenni, il 17,6% della popolazione. Mentre i 17enni erano 5.666, i bambini sotto l'anno erano solo 4.468: una differenza in negativo di 1.198 individui, segno di una continua contrazione delle nuove generazioni. Infatti, nel 2010 in Trentino sono nati 5.454 bambini; nel 2017 appena 4.495: quasi un quinto in meno (-18%). All'opposto, la popolazione anziana è in forte aumento: dal 2000 gli ultra 65enni sono cresciuti di +39% e gli ultra 80enni addirittura del +89%, praticamente duplicati.

Oggi gli ultra 65enni sono il 21,7% della popolazione. L'indice di vecchiaia è salito da 107 nel 1990 a 150 nel 2018: significa che oggi in Trentino ci sono 150 anziani ogni 100 giovani; nel 1990 erano 107 (nel 1986 appena 86). Questa crescita sta portando a forti squilibri inter-generazionali che gravano e graveranno sempre più sulla sostenibilità dei nostri sistemi di welfare, sanità, previdenza, ma anche sull'organizzazione delle nostre scuole, cui arriveranno sempre meno alunni e studenti, e del mercato del lavoro cui approderanno sempre meno lavoratori (e quindi sempre meno contribuenti). Inoltre, le difficoltà di ingresso nel sistema produttivo rallentano i tempi di emancipazione dei giovani dalla famiglia d'origine e quindi la creazione di nuove famiglie e le nascite.

Nel 2007, il tasso di disoccupazione dei 25-34enni era 3,1%, contro il 2,4% dei 35-54enni e lo 0,9% dei 55-64enni; dieci anni dopo questi valori salgono rispettivamente, a 8,4%, 4,2%, 2,6%: crescono per tutti, ma i giovani rimangono i più penalizzati. Senza contare il numero di occupati a termine: tra i lavoratori alle dipendenze, nel 2017 sono il 31,8% dei 25-34enni contro il 13,5% dei 35-54enni e il 9,6% degli over 54. Giovani poco occupati - nonostante spesso siano preparati - e, anche quando assunti alle dipendenze, fortemente frenati dalla precarietà. È così che tanti decidono di andare: il Trentino torna a essere terra di emigrazione.

Considerando i dati forniti da Aire, l'Anagrafe Italiani Residenti all'Estero, che sottostima il fenomeno registrando solo coloro che prendono la residenza oltreconfine, i 25-34enni trentini che hanno cancellato la residenza per prenderla in un altro stato sono stati 541 nel 2016 ma erano appena 32 nel 2000 e 137 nel 2010.













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