valle dei laghi

Grandi manovre sul cementificio, anche il sindaco contesta l’accordo

Nel Comune di Madruzzo non piace la compensazione proposta da Italcementi. «La comunità energetica non vale la salute»
IL CASO - Fumi di cemento e fotovoltaico. Verso l’accordo col comitato


Andrea Tomasi


VALLE DEI LAGHI. «Un impianto fotovoltaico su una porzione di terreno - oggi di proprietà del cementificio - in cambio del “disagio” causato dalle emissioni inquinanti, che investono vigneti e centri abitati? No grazie. Non così, non a queste condizioni».

Al sindaco non piace l’accordo in fase di definizione tra Italcementi e il Comitato Salviamo la Valle dei Laghi. Michele Bortoli - il primo cittadino del Comune di Madruzzo - non dice che il comitato ha venduto l’anima ai cementieri “per un piatto di lenticchie” (questa semmai è la critica che viene dal mondo ambientalista e da alcuni componenti del comitato stesso). No, da amministratore comunale Bortoli non ha apprezzato le modalità e la sostanza dell’operazione.

Quel processo di compensazione (“Io fabbrica do qualcosa a voi cittadini che vedete danneggiati il vostro territorio e la vostra aria”) non lo convince sul piano pratico e politico: «Non ne sapevamo nulla. Non siamo stati coinvolti. Immagino che la Provincia invece sia al corrente». E ancora, sui contenuti: «Siamo a favore del progetto “comunità energetica” ma non possiamo accettare questa compensazione». La compensazione non compensa.

A far sapere pubblicamente del “compromesso più che possibile” (tanto che in valle si sta lavorando alla creazione di un’impresa cooperativa chiamata a gestire l’impianto con pannelli fotovoltaici) è stato il dirigente generale dell’Appa Enrico Menapace. «Stimo il dottor Menapace ma esiste un assessore all’ambiente (Mario Tonina, che è anche vicepresidente della Giunta Fugatti,ndr) quindi immagino che lui sappia. Immagino che ci sia una copertura politica». Bortoli rivendica un ruolo di primo piano per il suo Comune (che è quello dove si trova il cementificio) e per quelli vicini (Cavedine e Vallelaghi). «La comunità energetica è una bella cosa ma non è una priorità. Si deve poi capire se quella è l’area giusta, se Dolomiti Energia la considera la migliore».

Tira il freno e fa capire che in certe operazioni, anche a livello formale, si deve sentire chi porta la fascia tricolore e che risponde ai cittadini/elettori. «Con Italcementi c’erano stati contatti. Avevamo presentato richieste, ma non abbiamo ricevuto risposta. Adesso vien fuori che qualsiasi comitato se ne esce e si propone a livello commerciale come interlocutore. Non va bene. Prima di tutto c’è la pubblica amministrazione. Altrimenti passa l’idea che la prima associazione che si sveglia va a trattare con Italcementi. Allora, ragionando così, anche la Cantina Toblino potrebbe andare a chiedere compensazioni per il danno di immagine che ha subito dopo la riaccensione dei forni».

In effetti la cantina il danno lo ha subito, facciamo notare. «Su questo non c’è alcun dubbio, però ci sono soggetti dedicati alla interlocuzione con le società produttive che abbiamo sul territorio». Bortoli spiega che, al di là di tutto, una compensazione che si rispetti dovrebbe andare ben oltre la messa a disposizione di un terrazzamento del fronte di cava per poter fare un impianto fotovoltaico. «A Rezzano, in provincia di Brescia, Italcementi ha uno degli impianti cementieri più grandi a livello europeo. Otto anni fa lo ha rifatto completamente, ma nel rifarlo si è provveduto a creare strade, parcheggi, il ripristino della cava utilizzata. Qui Italcementi, che vuole rimanere e produrre fino al 2040, non può pensare di limitarsi a cedere una porzione di terreno per il fotovoltaico. Ci vuole di più».

Di più cosa? «Le possibilità sono tante: si può pensare al riempimento della cava con un bosco, con un’area agricola. Di sicuro non si può pensare a nuove aree residenziali». In questi giorni in valle c'è chi, pur non andando in piazza a protestare e pur non spendendosi nel comitato, ha fatto sentire la propria voce, il proprio malcontento. Lo stabilimento industriale, nel cuore di una valle vocata all'agriturismo e che a livello turistico è sotto il cappello “Garda Trentino”, fa a pugni con l’immagine del Trentino da cartolina. Lo slogan “Respira, sei in Trentino” fra i residenti sta diventando una mezza barzelletta. E poi la voce arriva anche ai turisti, pure quelli stranieri. «Quando guardo la fabbrica di Sarche - dice il sindaco - mi viene in mente una vecchia automobile che ha percorso più di 800 mila chilometri. E allora vedi che alla macchina vai a fare i “rappezzi”: oggi cambi il volante, domani lo spinterogeno, dopodomani una ruota, quando in realtà dovresti cambiare la macchina».













Scuola & Ricerca

In primo piano