il caso

Fumi di cemento e fotovoltaico. Verso l’accordo col comitato

Malumori nell’associazione “Salviamo la valle dei laghi”. Il Sindaco: «Non ne sapevo nulla


Andrea Tomasi


VALLE DEI LAGHI. Pace fatta fra la fabbrica che inquina e i cittadini che protestano. Pace fatta tra Italcementi - che a Sarche, nel territorio comunale di Madruzzo, ha riacceso i forni fra mille polemiche - e il comitato Salviamo la Valle del Laghi. Accordo quasi siglato. Si dovrà aspettare ancora qualche tempo, forse l’autunno e magari la chiusura delle urne (a ottobre ci sono le elezioni provinciali). Al momento siamo solo ai sorrisi e alle strette di mano. Pace fatta o forse no. Ci arriviamo.

Per capire bisogna spiegare cosa è successo prima. A far sapere della possibilità del “compromesso possibile” è stato nei giorni scorsi il direttore generale dell’Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) Enrico Menapace. «Il comitato - ha detto il numero uno dei controllori ambientali - si è già detto favorevole alla proposta dell’azienda (Italcementi - Heidelberg Group) di individuare un’area per la produzione di energia da fonti rinnovabili, aprendo anche alla possibilità di creare una comunità energetica. Sarebbe sicuramente un intervento compensativo molto significativo».

Menapace usa il condizionale, ma l’iter per la creazione di un “campo di pannelli fotovoltaici” su una porzione del terreno dello stabilimento industriale, è ad uno stadio avanzato. Tanto che si sta parlando della creazione di una cooperativa per poter gestire “l’impianto green”. E c’è già chi parla dei “primi effetti della transizione ecologica”: un terrazzamento di pannelli per la produzione di energia pulita che si affaccia sui vitigni del Distretto biologico (uve che sono il fiore all’occhiello di giganti vitivinicoli come la Cantina Toblino e Cantine Ferrari).

Tutto perfetto, ma solo sulla carta, perché - piccolo dettaglio - nell’accordo nulla si dice circa il contenimento dei fumi provenienti dalla cementeria, puntualmente fotografati e filmati dai residenti (le immagini delle esalazioni grigiastre periodicamente hanno fatto il giro del web). Insomma la compensazione (pratica ampiamente usata dai colossi dell’industria per far “digerire” la compromissione totale o parziale dell’ambiente) non pare compensare o, meglio, non pare soddisfare, non tutti. Su questa iniziativa - lo scambio, la creazione della comunità energetica e quindi della coop - il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli commenta così: «Io questa cosa la scopro da voi. Informazioni da Italcementi e dal comitato non ne ho. Il Comune non è stato coinvolto ad alcun livello. Spero che si possa fare chiarezza nell’incontro pubblico del 13 giugno (alle 20 al Teatro Parrocchiale)».

Interpellato sull’argomento Marco Pisoni, imprenditore agricolo, presidente del comitato e del distretto biologico, dice che «non si tratta di compensazione». Vista da fuori, la faccenda però pare avere proprio quei contorni (tanto più dopo che sull’argomento si è autorevolmente espresso il direttore generale dell’Appa). «Le cose - risponde Pisoni - non stanno così. Non si tratta di una resa da parte del comitato, che si riserva ancora di vigilare sulle emissioni dal camino del cementificio. Quello della comunità energetica, con la cessione di parte del terreno di Italcementi, è un progetto in divenire».

All’interno del mondo ambientalista registriamo la perplessità di Sergio Negrisolo (Wwf Alto Garda): «Non conosco bene i dettagli, ma a chi me ne ha parlato ho detto che la cosa mi convince poco». Insomma dopo mesi di comunicati, proteste, incontri, confronti pubblici e una dozzina di fumate registrate e denunciate (la stazione di rilevamento Appa, posta presso il cimitero di Sarche, non ha mai mostrato dati fuori norma e i vertici dello stabilimento hanno parlato di regolare attività) la prospettiva dell’accordo a queste condizioni (la creazione della comunità energetica in cambio dell’accettazione della produzione di cemento e fumi collegati, che continuerà, anche in vista dei lavori per il contestatissimo bypass ferroviario di Trento) non entusiasma. Il portavoce del comitato Marco Albino Ferrari dice: «Non ho seguito da vicino la questione ma il rischio che appaia una compensazione a perdere esiste». Va giù più dura Manuela Bottamedi: «Questo accordo è un modo per silenziare chi protesta: una bella pennellata di finto verde ecologico e avanti. Ne pagheremo le conseguenze».













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