Torrente Arnò, il privato ricorre al tribunale di Roma 

La protesta dei Pesci di fiume. Il comitato “Salvarnò” preoccupato per il nuovo capitolo contro la delibera del Parco e la decisione della Provincia per ampliare il territorio protetto


Stefano Marini


Giudicarie: “La protesta dei Pesci di fiume”, la mobilitazione nazionale promossa da Legambiente e da Free Rivers Italia che si è svolta in tutto il Paese lo scorso 25 gennaio ha dato luogo a 9 presidi anche in Trentino, di questi ben 3 si sono svolti in Giudicarie, intanto però sullo sfruttamento del torrente Arnò i privati tornano alla carica con un ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.

Ponte sulla Sarca a Preore, località Ponte Cazza sull’Arnò a Sella Giudicarie e Ponte di Cimego sul fiume Chiese a Borgo Chiese. Aggiungiamoci anche l’adunanza che si è svolta nei pressi dell’incile del Lago d’Idro, nel Comune di Idro e si capisce quanto sia diffuso da queste parti il consenso verso una politica che tuteli maggiormente i corsi d’acqua. Si, perché la “Protesta dei Pesci di fiume” aveva proprio per scopo: «Chiedere al Governo, al Parlamento e agli Amministratori locali di rispettare la Direttiva Quadro sulle Acque in materia di produzione di energia idroelettrica per scongiurare il moltiplicarsi delle centraline con l’assalto ai più piccoli torrenti di montagna, alpini e appenninici, anche a quelli ancora integri nella loro naturalità».

Troppi timori

A rischio secondo promotori e partecipanti ci sarebbe la sopravvivenza stessa dei corsi d’acqua non ancora sfruttati o inquinati, che sarebbero messi a rischio dalla diffusione massiccia delle centraline per il mini idroelettrico, la cui realizzazione, sempre secondo i “pesci di fiume”, non sarebbe sostenibile se non tramite incentivi pubblici che farebbero “gola ai privati”.

Fra i vari gruppi attivi in Giudicarie da anni si distingue il “Comitato Salvarnò” che ha aderito convintamente alla “protesta”. Proprio nei mesi scorsi e grazie al sostegno del Comune di Sella Giudicarie, i “Salvarnò” avevano ottenuto un grosso risultato per la tutela del “loro” torrente, visto che buona parte di esso era entrato nell’ambito tutelato dal Parco Naturale Adamello Brenta.

La battaglia va avanti

Su questo fronte però la battaglia degli ambientalisti non può ancora dirsi del tutto vinta. Come segnalano gli stessi “Salvarnò” infatti: «È notizia di una ventina di giorni fa che il privato ha presentato ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma affinché venga annullata la delibera del Piano di gestione del Parco Adamello Brenta di ampliamento del territorio protetto in valle. Il privato fa ricorso contro l’Ente Parco Adamello Brenta, la Provincia, il Comune di Sella Giudicarie e il Comitato Scientifico delle Aree Protette. Siamo convinti che l’operato dell’Amministrazione di Sella e del Parco Adamello Brenta, avvallato dal Comitato Scientifico Aree Protette prima e dalla Giunta della Provincia dopo, verrà riconosciuto dal Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma come un forte e coraggioso impegno per tutelare e salvaguardare il territorio e le sue risorse , come dovrebbe essere fatto da tutti gli amministratori lungimiranti».













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